El Mahdi Tbitb aveva una serie di precedenti
“Taglio le teste, preparatevi alla guerra”: così parlava El Mahdi Tbitb, il 28enne marocchino arrestato l’11 settembre in un centro di accoglienza di Milano. Arrivato in Italia nel 2011, dopo alcuni anni a Bologna si era trasferito nel capoluogo meneghino, entrando in un centro l’accoglienza fondata e diretta da Clemente Moriggi, finito sotto inchiesta per la gestione di diversi milioni e mandato via dai francescani. Nel centro dove viveva, Mahdi faceva da traduttore ai nuovi arrivi, nonostante avesse alcuni precedenti per minaccia, furto aggravato, violenza privata e spaccio di sostanze stupefacenti e non solo.
Dall’aprile 2022, inoltre, aveva iniziato un percorso di radicalizzazione, tanto che sui social scriveva: “Morire non è un problema” e ancora “A volte mi arriva una rabbia che sterminerei con il nucleare” o “Ci sarà un tempo dove scenderanno gli angeli a combattere”. Frasi che non avrebbero lasciato spazio a dubbi. Inoltre, nel centro dove viveva, registrava video dove diceva “le teste saranno tagliate e gli infedeli saranno sottomessi. Ognuno potrà essere giustiziato”.
El Mahdi Tbitb, i responsabili del centro: “Poteva fare ciò che voleva”
El Mahdi Tbitb, parlando con il padre, diceva che avrebbe insegnato ai nuovi arrivati come comportarsi e come punire gli infedeli, spiegando che si sarebbe fatto esplodere. Fuori dal Coro ha cercato così Clemente Moriggi per chiedergli spiegazioni sulla sua radicalizzazioni, non trovandolo. La lente è puntata sul fatto che a El Mahdi fosse stato affidato un ruolo importante all’interno del centro, nonostante la sua radicalizzazione e una serie di precedenti.
Bledjan Beshiraj, referente centri d’accoglienza della Fondazione, a Fuori dal Coro dà poi una spiegazione che lascia perplessi in studio: “Uno può fare quello che vuole per conto suo, anche andare a mettere qualche bomba da qualche parte, non riguarda noi. La vita privata delle persone non è nostro compito conoscerla”.