Il pre pensionamento è stato da sempre un problema che si riflette sull’intero sistema previdenziale. Ad esporre la sua idea è Matteo Jessoula, ordinario di Scienze Politiche all’università degli Studi di Milano e direttore del dottorato in Political Studies presso il dipartimento di Scienze Sociali e Politiche (come riferisce ilFattoquotidiano).
Jessuola fa riferimento a quattro punti critici che si riflettono sull’incapacità attuale di trovare spazio a manovre che oggi permetterebbero di adeguare gli assegni pensionistici alle attuali pensioni e a quelle delle nuove generazioni.
Il problema del pre pensionamento attuale
Il primo problema sul pre pensionamento riguarda l’equità del sistema contributivo. Oggi la società adotta il metodo puro o misto che cambia di conseguenza i requisiti e la modalità di accesso alla fase di quiescenza.
Il sistema contributivo di fatto penalizza le categorie che godono di una minor longevità, coloro ad esempio che hanno un titolo di studio più basso, che lavorano in settori prevalentemente manuali e un aspettativa di vita in Italia più inferiore della media nazionale.
L’aggravante
Una delle questioni più critiche di oggi è legata al fatto che il sistema pensionistico dovrebbe finanziarsi “autonomamente” senza incidere negativamente sulla finanza pubblica (uno dei rischi già discussi da diversi esponenti politici).
La soluzione – adottata già da altri Paesi – sarebbe quella di far sì che le pensioni dovrebbero essere “pagate” dalle imposte sociali, e non adottando il sistema su cui oggi si basa l’Italia (destinato con molta probabilità a crollare definitivamente).
L’invecchiamento demografico
Negli anni l’Italia ha registrato dei dati fortemente altalenanti in riferimento all’invecchiamento demografico. L’aumento della aspettativa di vita dovrebbe essere proporzionato all’incremento dell’età pensionabile se si vuol ovviare ai problemi demografici attuali.
L’aspettativa di vita e i requisiti per il pensionamento non sono affatto in linea, e di questo passo a risentirne gravemente saranno i ceti meno abbienti.