Si torna a parlare – come sempre in concomitanza con la fine dell’estate e il ritorno a scuola di migliaia di bambini e ragazzini – dell’influenza che a brevissimo tornerà a correre tra la popolazione con i soliti rischi di epiloghi gravi specialmente nella popolazione anziana: un tema affrontato oggi da Gianni Rezza – epidemiologo e docente di Igiene all’Università San Raffaele di Milano – sulle pagine del Messaggero rilanciando il sempre importante appello alla vaccinazione che potrebbe ridurre notevolmente i casi influenzali gravi e gravissimi.
Il primissimo punto che vuole – infatti – mettere in chiaro Rezza è che in questa stagione l’influenza correrà soprattutto in una popolazione di “bambini che non sono mai venuti a contatti con il virus” che troverà sia un terreno fertile per diffondersi, sia per mutare e raggiungere più facilmente anziani e fragili; sottolineando in particolare che “è utile aumentare il tasso di vaccinazione” soprattutto per evitare di veder aumentare anche “il numero di morti”.
Dal conto suo – comunque – Rezza non saprebbe stimare quanto si diffonderà il virus influenzale, limitandosi a ricordare che lo scorso anno l’Italia seguì a grandi linee quanto accaduto l’inverno precedente in Australia – ovvero con il “sottotipo H1N1 dominante”, causa di “moltissimi casi con una circolazione intensa” – e che quindi quest’anno potremmo “ipotizzare che sarà predominante il sottotipo H3N2” che a livello di “sintomi e letalità” e del tutto identico alla maggior parte degli altri sottotipi.
Gianni Rezza: “Il covid non deve preoccupare più dell’influenza, ma le vaccinazioni sono necessarie”
Andando avanti nella sua breve intervista, Gianni Rezza ci tiene anche a ribadire che un ampio bacino di vaccinati sarà “senza dubbio” un vantaggio nel momento in cui dovremo affrontare l’influenza perché proprio a causa dei bambini nati o cresciuti in periodo pandemico – in particolare con “le misure di protezione che furono messe in atto” – si vedrà un inevitabile circolazione aumentata e un consequenziale boom di “numeri di morti [e] sintomi gravi” in modo del tutto analogo a quanto già osservato “l’anno scorso”.
In tutto questo, mentre ci si preoccupa del virus influenzale, Rezza ci tiene anche a ricordare che il covid non è stato completamente debellato: “Non ha ancora assestato la sua stagionalità – precisa – [e] procede a mini ondate” e seppur non neghi che nei mesi freddi potremmo assistere ad un lieve “aumento dei casi”, sottolinea anche che “le sottovarianti con cui abbiamo a che fare sono tutte riproposizioni di Omicron” che difficilmente attacca i polmoni” poco prima di ricordare che “bisogna comunque proteggere e vaccinare (..) anziani e fragili“