Referendum cittadinanza, raggiunto il quorum di firme previste per l’attuazione. Nonostante i disagi registrati sul sito del Ministero della Giustizia, che è rimasto bloccato per molte ore non garantendo l’accesso a chi voleva sottoscrivere la proposta, l’obiettivo 500mila è stato superato alle 17 di ieri con un record di iscrizioni che aveva mandato in tilt i server. Ora la Corte Costituzionale dovrà valutare l’ammissibilità costituzionale del processo di voto, che potrà essere poi istituito se non ci sono impedimenti, già a partire nei primi mesi del 2025, probabilmente tra metà maggio e metà giugno.
Per poi rendere effettivo il provvedimento che cambierebbe l’attuale legge sul diritto alla cittadinanza italiana per stranieri, come per altre modifiche alla Costituzione, sarà necessaria la partecipazione di almeno il 50% degli elettori per rendere poi valido il risultato delle preferenze espresse. La misura era stata inizialmente proposta da Più Europa, con il sostegno di una coalizione di partiti di sinistra e i Radicali. L’adesione è stata poi promossa da numerosi politici oltre a personaggi famosi, che hanno dichiarato di aver firmato. Altri esponenti della politica, non solo di maggioranza, invece si sono dichiarati contrari, sottolineando che la legge attualmente in vigore sia già adeguata.
Cosa prevede il referendum per cambiare la legge sulla cittadinanza italiana
Il referendum cittadinanza, la cui ammissibilità sarà valutata dalla Corte Costituzionale il prossimo febbraio, ha come obiettivo primario la modifica del regolamento attualmente in vigore per poter diventare cittadini italiani. Lo ius sanguinis, che nell’articolo 9 della legge n.91/1992 prevede che l’acquisizione del diritto possa essere garantita soltanto a chi nasce da genitori italiani, entrambi o solo uno dei due. Verrebbero inoltre ridotti i requisiti che già oggi vengono richiesti a chi vuole fare domanda di cittadinanza dopo un periodo di residenza del territorio nazionale e una volta compiuta la maggiore età.
Cioè un lasso di tempo che da 10 anni passerebbe a 5 e maggiori agevolazioni per i bambini che hanno frequentato per 5 anni consecutivi le scuole in Italia, il cosiddetto ius scholae. Le altre caratteristiche richieste agli stranieri nell’iter di naturalizzazione, resterebbero uguali alle precedenti. Come ad esempio la verifica della conoscenza della lingua italiana, un reddito dimostrabile, non aver avuto pendenze fiscali e tributarie e assenza di ragioni ostative legate alla pubblica sicurezza.
Cittadinanza italiana per stranieri, come funziona adesso e cosa cambierebbe con il referendum
Con il referendum cittadinanza potrebbero essere modificate le attuali leggi che stabiliscono l’iter per la naturalizzazione dei cittadini stranieri residenti in Italia. A differenza dello ius soli, che prevede che un soggetto possa acquisire lo status di cittadino a prescindere dalla nazionalità dei genitori se nasce in un determinato stato, come avviene negli Stati Uniti, in Italia è previsto lo ius sanguinis, che invece garantisce lo stesso diritto alla nascita ma solo se uno dei due genitori è già di nazionalità italiana.
Per gli stranieri quindi c’è solo un’altra strada burocratica da seguire che è quella di fare una richiesta formale al compimento dei 18 anni dopo aver trascorso 10 anni in Italia da residenti. Questo percorso, che non sempre si conclude con successo visti i tempi lunghi e gli ostacoli che possono presentarsi, è stato l’oggetto principale della discussione che poi è sfociata nell’iniziativa proposta dal referendum. Il modello alternativo potrebbe quindi essere rappresentato dallo ius scholae, che non solo farebbe ottenere la cittadinanza al completamento degli studi della durata di almeno 5 anni comprese le scuole materne, come specificato nel testo. Oltre a questo per i residenti stranieri il requisito della permanenza legale si ridurrebbe da 10 a 5 anni.