In quel di Vercelli negli ultimi mesi era scattato un silenzioso allarme terrorismo che aveva portato gli inquirenti locali ad tenere sotto strettissimo controllo un 32enne tunisino che da diverso tempo (non è chiaro quanto) risiedeva nella provincia piemontese godendo di un via libera concesso dal destituito istituto della ‘protezione speciale‘ che più volte negli anni è stato abusato da sedicenti rifugiati che non avevano alcun diritto di poterne godere: l’esito delle indagini – che parrebbero esserci concluse oggi – ha riconosciuto all’uomo un ampio rischio di radicalizzazione alle frange violente dell’Islam.
Non a caso, proprio oggi una pattuglia dei carabinieri di Vercelli ha raggiunto il 32enne tunisino presso la sua abitazione e dopo averlo messo al corrente delle indagini condotte a suo carico ha proceduto ad accompagnarlo all’aeroporto di Fiumicino per dar seguito al decreto di espulsione firmato del questore vercellese Giuseppe Mariani: nell’ordinanza – citata da diversi quotidiani nazionali – si citano dei “motivi di sicurezza dello Stato e prevenzione al terrorismo“, ai sensi di un decreto firmato dal ministero degli Interni lo scorso 18 settembre.
Il 32enne tunisino espulso da Vercelli per terrorismo era vicino alla jihad, ad Hamas e allo Stato Islamico
Ma chi era il 32enne tunisino e perché è stato espulso? Ovviamente l’identità dell’uomo è stata secretata, ma grazie a quanto spiegato dalle autorità sappiamo che al suo nome si è arrivati quasi per caso indagando nella rete di quel Abdessalem Lassoued che il 16 ottobre delle scorso anno ha ucciso due turisti svedesi nel centro di Bruxelles: un vero e proprio attentato che – poche ore dopo l’uccisione dell’attentatore da parte delle autorità belghe – è stato rivendicato dai jihadisti dello Stato Islamico un tempo raccolti sotto l’egide dell’ISIS.
Tra gli amici e i contatti di Lassoued sui suoi vari profili social, il nucleo Operativo Speciale della delegazione de L’Aquila dei Carabinieri ha individuato anche il 32enne tunisino espulso da Vercelli, piazzandoci una lente d’ingrandimento sopra almeno dallo scorso maggio: il suo profilo pullulava di post e commenti in cui inneggiava alla jihad, lodava le azioni compiute da Hamas contro Israele e rivendicava apertamente la sua vicinanza alle cellule terroristiche dello Stato Islamico; mentre non sarebbero emerse prove sull’organizzazione da parte sua di un attentato nel nostro bel paese.