Luci e ombre nel programma europeo per la sanità

È interessante analizzare la lettera di incarico di Olivér Várhelyi, nuovo commissario europeo per la salute e il benessere degli animali

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha nominato Olivér Várhelyi (ungherese, diplomatico e parlamentare con una lunga esperienza nei palazzi dell’Ue) come nuovo Commissario europeo per la salute e il benessere degli animali e, come d’abitudine, nella lettera di incarico (la cosiddetta “Mission letter”) ha indicato la missione che viene affidata a Várhely per il quinquennio 2025-2029.



Dopo un esteso cappello introduttivo sugli obiettivi generali della Commissione (favorire il rapporto tra la Ue e gli Stati membri, maggiore presenza sul terreno, maggiore visibilità dei progetti, supporto alle nazioni che vogliono entrare a far parte dell’Ue, incentivazione alla partecipazione dei cittadini, coinvolgimento dei giovani nei lavori della Commissione), la lettera di incarico declina gli obiettivi della Commissione salute, a partire da due tematiche più generali: il completamento della Unione europea della salute e la continuazione dell’approccio “One health” (approccio che mette insieme persone, animali, piante e gli ambienti che condividono).



Per quanto riguarda i temi specifici vengono nominati i seguenti: proporre un “Critical Medicines Act” per affrontare la carenza di medicinali e l’ampliamento dell’offerta di dispositivi medici; portare a compimento la riforma della legislazione farmaceutica europea; preparare un nuovo “European Biotech Act” per regolare le aree della valutazione delle tecnologie per la salute e della conduzione degli studi clinici; lavorare per la promozione della salute e la prevenzione delle malattie riducendo l’impatto delle malattie non trasmissibili e favorendo un allungamento sano della vita; assicurare l’implementazione del “European Beating Cancer Plan” (piano per la lotta ai tumori) ed estendere lo stesso approccio anche ad altre aree (salute mentale, malattie cardiovascolari, patologie degenerative, autismo, e altre malattie non trasmissibili); valutare e rivedere la legislazione sul tabacco, con particolare attenzione ai giovani, ed estendere le attività preventive ad altri fattori di rischio; continuare il lavoro sulla antibiotico resistenza; porre attenzione all’effetto dei “social media” sul benessere e la salute mentale in particolare nelle nuove generazioni; modernizzare le regole sul benessere degli animali; proporre azioni per prevenire e ridurre lo spreco di cibo; aumentare il controllo sui prodotti importati e rafforzare gli standard di sicurezza dei cibi; preparare entro i primi 100 giorni del mandato un piano di azione europeo in tema di sicurezza cibernetica degli ospedali e dei fornitori di servizi sanitari; completare lo spazio europeo dei dati sulla salute e promuovere la applicazione dell’intelligenza artificiale; fare proposte per migliorare la capacità di sequenziare il genoma.



Alcune attività sono la naturale continuazione di iniziative già presenti nel precedente quinquennio, mentre altre sono nuove: nel complesso, il nuovo programma appare più ampio, esteso, e dettagliato del precedente, anche se alcuni elementi di criticità meritano di essere segnalati.

Innanzitutto i nuovi obiettivi non sembrano trarre insegnamento dal più importante fenomeno sanitario che ha investito in questi anni l’Unione europea: la pandemia di Sars-CoV-2 non è neppure citata, quasi fosse una banale infezione che ha esaurito definitivamente i suoi effetti. L’unico potenziale riferimento a questo tremendo fenomeno, tutt’ora largamente presente nell’Unione anche se se ne parla poco, potrebbe essere ritrovato nell’accenno all’effetto dei “social media” sul benessere e la salute mentale nelle nuove generazioni.

Appare positiva l’indicazione di continuare l’implementazione del piano di lotta ai tumori, mentre sembra un po’ troppo ambiziosa l’ipotesi di adottare analoghi piani per tutto l’insieme di patologie indicate nella lettera di incarico (in un quinquennio si è riusciti a predisporre un unico piano, tumori): forse sarebbe più praticabile la scelta solo di un’altra patologia (o due).

Positive sono l’iniziativa finalizzata al coinvolgimento dei giovani (“Annual Youth Policy Dialogues”) e la predisposizione di un piano di azione europeo sulla sicurezza cibernetica degli ospedali e dei fornitori di servizi sanitari, anche se la tempistica di realizzazione (entro 100 giorni dal mandato) suscita perplessità, soprattutto per il piano di sicurezza cibernetica.

Un po’ deboli e piuttosto generici appaiono l’obiettivo di promozione della salute, di prevenzione delle malattie non trasmissibili, e di estensione delle attività preventive anche ad altri fattori di rischio oltre al tabacco: deboli e generici in quanto il tema della prevenzione è quello che ha presentato le maggiori eterogeneità e problematicità tra i paesi dell’Unione e necessiterebbe quindi di una attenzione decisamente maggiore.

Proprio l’eterogeneità dei comportamenti tra le diverse nazioni è la maggiore criticità evidenziata dai dati di Eurostat su tutte le tematiche sanitarie, eterogeneità che è l’ostacolo maggiore alla costruzione di una Unione europea della salute. Ne nasce il suggerimento che la modalità di intervento dell’Ue non passi attraverso iniziative e finanziamenti “a pioggia”, ma si concentri sui territori dove le criticità sono più elevate.

Da ultimo (come sempre: “in cauda venenum”), si deve purtroppo registrare la mancanza nel programma salute del nuovo Commissario di qualsiasi riferimento alla assistenza sociosanitaria. Si tratta di una visione ristretta dell’oggetto salute che, oltre a essere distante dalla (criticabile) definizione dell’Oms del 1948, non recepisce né i cambiamenti demografici in corso (ed in particolare i nuovi bisogni della popolazione anziana), né le modifiche che stanno intervenendo nell’organizzazione delle cure (con il passaggio dalla centralità dell’ospedale alla centralità del territorio).

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