Tra le carte dell’inchiesta sul caso dossieraggi ci sono le prove del tentativo di colpire Matteo Salvini dopo l’exploit elettorale della Lega. Il Tempo, che ha dedicato alla vicenda un approfondimento, parla di una “manina” per montare le inchieste sui 49 milioni di euro di fondi elettorali. Agli atti della procura di Perugia c’è un dossier che porta proprio il nome del partito, preparato dopo le politiche del 2018: è una relazione preparata dal gruppo guidato dal finanziere Pasquale Striano, al centro di questo caso sugli accessi illeciti.
Tra i vari dossier mandati alle procure quando Salvini era ministro dell’Interno nel governo messo in piedi col M5s, c’è questa relazione in cui si riporta la cronistoria dell’inchiesta sui 49 milioni, partita con l’insediamento di Salvini al Viminale. Nel frattempo, nelle mani del giornalista Giovanni Tizian per L’Espresso è finita la prima Sos (segnalazione di operazioni sospette), considerata illegale, da cui è partita l’inchiesta giornalistica del settimanale contro il Carroccio, con al centro Angelo Lazzari, uno dei vari nominativi di leghisti che sono stati setacciati da Striano & Co., come il direttore amministrativo Andrea Manzoni e il revisore legale Alberto di Rubba.
LA SEGNALAZIONE ESTERA DA UN INPUT GIORNALISTICO
Nella relazione Striano ha precisato che quegli accertamenti erano partiti da una segnalazione estera, arrivata da San Marino. Si parlava di flussi correlati alla Lega e di un possibile collegamento tra essi e una società lussemburghese, non meglio precisata, riconducibile all’ex presidente del Cda della banca Cis Spa di San Marino. La relazione intreccia conti e flussi, però sull’ipotesi del collegamento con la fiduciaria lussemburghese si sottolinea che le movimentazioni non apparivano correlate ai fatti ipotizzati. Dunque, non si capisce il presupposto per il quale sarebbe partita la segnalazione da San Marino, visto che si parla di un input giornalistico non meglio specificato.
Il Tempo però fa notare che alcune Sos finite nel mirino di Bankitalia erano state attivate dalla procura di Genova nel marzo 2018 e nel giugno 2019. In quest’ultimo caso, si tratta della data (12 giugno 2019) in cui l’allora procuratore De Raho aveva mandato il dossier Lega. Era il periodo in cui il Carroccio era finito sotto il pesante fuoco incrociato di media, politica e giustizia.
LA LEGA PORTA IL CASO DOSSIERAGGI A STRASBURGO
La vicenda, comunque, è stata portata all’attenzione del Consiglio d’Europa, con il leghista Marco Dreosto che nel corso del suo intervento a Strasburgo sull’informazione e la libertà di stampa ha segnalato il “cortocircuito grave” di cui è stata vittima la Lega.
“Il mio partito, la Lega è stato il primo bersaglio di questo dossieraggio che ha provocato inchieste giornalistiche e scandalistiche spesso inventate o usate in momenti critici per denigrare l’operato del nostro movimento e del nostro segretario Matteo Salvini“, ha dichiarato Dreosto nell’aula europea, cogliendo l’occasione per ringraziare quei giornali, come quello diretto da Tommaso Cerno, che sta approfondendo quanto accaduto.