Mentre Israele avanza sempre di più in Libano in quella che dovrebbe essere una serie di attacchi mirati, l’incrollabile sostegno occidentale alla causa ebraica sembra vacillare, specialmente per quanto riguarda Emmanuel Macron che in questi giorni non si è risparmiato dal criticare le scelte belliche dell’israeliano Bibi Netanyahu: un primo segnale di divisione – forse il più importante – si era già visto lo scorso primo ottobre; mentre ora pare che il presidente francese abbia optato per una strada più aperta e colloquiale.
Partendo dal principio, lo scorso primo ottobre Macron – interpellato dalla radio France Inter – aveva detto di star valutando se fosse il caso di interrompere la fornitura “di armi [usate da Israele] per condurre i combattimenti a Gaza“, ipotizzando che così si sarebbe potuta avvicinare una risoluzione pacifica alle tensioni nella regione; mentre poco dopo interpellato dall’emittente BfmTv ha confermato – per mezzo dei suoi fedeli consiglieri – che continuerà a fornire tutte le componenti per la difesa dei territori israeliani.
Infine – almeno per questa prima parte dello scontro Macron-Netanyahu -, il presidente francese oggi in calce all’incontro dell’Organizzazione internazionale della francofonia (che include anche il Libano) si è detto “dispiaciuto” della scelta fatta dall’israeliano di condurre “un’operazione di terra sul suolo libanese” e pur dicendosi “solidale con la sicurezza” dello Stato ebraico, ha confermato che nel corso di ottobre si terrà “una conferenza internazionale di sostegno al Libano” nel corso della quale si ribadirà la necessità di uno sforzo “immediato e duraturo” per arrivare alla pace.
Netanyahu: “Macron di deve vergognare, noi stiamo difendendo la pace nel mondo”
Ovvia – dopo le parole del presidente francese – la risposta (sempre durissima) del primo ministro di Tel Aviv che in un bene intervento odierno ha ricordato e sottolineato che “nessun paese al mondo accetterebbe” di buon grado un attacco come quello condotto dall’Iran nei giorni scorsi per ribadire che “Israele ha il dovere e il diritto di difendersi e rispondere a questi attacchi” promettendo che (ovviamente) “lo faremo“; per poi proseguire in un lungo elenco di obiettivi ottenuti – dall’eliminazione di Nasrallah e dei suoi comandanti, fino ai “tunnel del terrore che Hezbollah aveva preparato” distrutti – ed attaccare infine il presidente francese.
Rivolgendosi direttamente a Macron, Netanyahu ha criticato apertamente la scelta di “chiedere l’embargo sulle armi”, invitando il francese e gli altri “leader occidentali” che sostengono questa idea a “vergognarsi“: secondo il primo ministro di Tel Aviv – infatti – “l’asse del terrore è unito ma i paesi che dovrebbero opporsi a questo asse chiedono un embargo”, per poi promettere che in ogni caso “[vinceremo] con o senza il loro sostegno, mentre la loro vergogna continuerà a lungo anche dopo la vittoria”; ricordando infine che “[stiamo difendendo] la civiltà contro chi cerca di imporre a tutti un’era oscura di fanatismo”.
L’ultimo atto dello scontro è la risposta di Macron che in un secondo intervento tenuto poco dopo quello del primo ministro israeliano ci ha tenuto a mettere in chiaro che la Francia è e resta “un’amica incrollabile di Israele” che “deplora le parole eccessive” dell’omologo ebraico che sembrano infangare – ma usando la locuzione “senza alcun collegamento” – la storica “amicizia tra i nostri paesi”.