Il concordato partite iva e lavoratori autonomi potrà ora godere di un ravvedimento speciale inerente alle omissioni fiscali per gli anni che vanno dal 2018 al 2022. In base al punteggio ISA (che tiene conto dell’affidabilità fiscale) è possibile versare una imposta sostitutiva.
Gli aderenti al CPB dovranno dichiarare parte delle somme fiscali evase e sulla base delle stesse poter pagare un’imposta inferiore (specialmente con un punteggio ISA alto) a quanto avrebbero pagato con l’applicazione delle more di interesse.
Concordato partite IVA privo di sanzioni
Il concordato partite IVA e lavoratori autonomi è una nuova misura fiscale che prevede due vantaggi importanti: pochi controlli se si acquisisce la fiducia del fisco, e una riduzione delle tasse da versare per il prossimo biennio a seguire da quando viene accettata la proposta.
Grazie ad un recentemente emendamento della Maggioranza al Decreto Omnibus, è possibile usufruire del ravvedimento speciale per gli anni 2018 – 2022 (pagando soltanto le imposte ordinarie prive di sanzioni).
Questa soluzione è nata con l’intento di far pagare alle P.IVA molte più tasse rispetto a quelle versate oggi (stimando che il 70% di loro le omette). Il motivo per il Governo è soltanto uno: poter recuperare più gettito fiscale e ridurre il deficit economico.
C’è tempo fino ad ottobre 2024
Partite IVA e autonomi intenzionati ad usufruire del ravvedimento operoso dovranno accettare di aderire al concordato preventivo biennale entro e non oltre il 31 ottobre 2024. Per coloro che aderiscono in tempo i vantaggi sono dunque due:
- Un’aliquota minore: sostenere dal 3% al 15% per i ricavi del 2024 e 2025;
- Sanare i debiti: la sanatoria prevede il pagamento dell’onere privo di multe e interessi per gli anni che vanno dal 2018 al 2022.
I lavoratori autonomi che hanno un’indice ISA più alto (e sono valutati come più affidabili dal fisco italiano) pagheranno una imposta inferiore a chi invece ha un voto più basso (meno affidabile agli occhi del fisco).
Allarme dai commercialisti
Elbano de Nucci, che è capo del Consiglio nazionale dei commercialisti non è d’accordo sui tempi previsti dal nuovo emendamento (in scadenza il 31 ottobre). Secondo il Presidente occorrerebbe una proroga, visto che le linee guida ufficiali dall’Ade sono arrivate appena un mese fa.
Un tempo così ristretto non solo potrebbe comportare una minoranza di adesioni al concordato, ma anche il fisco italiano perderebbe quel gettito fiscale tanto atteso e desiderato (ipoteticamente quantificabile in 2 miliardi di euro).