35 anni dopo l’omicidio del poliziotto Nino Agostino e della moglie incinta, Ida Castelluccio, la Corte d’Assise di Palermo ha condannato all’ergastolo il boss Gaetano Scotto. Una sentenza emessa nell’aula bunker del carcere Pagliarelli e che, sottolinea la famiglia dell’agente ucciso, rende giustizia quando sono trascorsi ormai quasi quattro decenni dall’agguato di mafia avvenuto il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini.
Nino Agostino era considerato un personaggio scomodo per i mafiosi, a conoscenza degli intrecci tra criminalità organizzata e istituzioni. I parenti, in testa il padre Vincenzo Agostino (diventato un simbolo della lotta all’illegalità e morto lo scorso aprile in attesa di conoscere il verdetto), hanno condotto una serrata battaglia per trovare gli assassini della coppia.
Omicidio del poliziotto Nino Agostino, l’esito del processo sulla morte dell’agente e della moglie Ida Castelluccio
La sentenza dei giudici palermitani sarebbe arrivata all’esito di una lunga camera di consiglio. La Corte d’Assise del capoluogo siciliano, presieduta da Sergio Gulotta, ha condannato all’ergastolo Gaetano Scotto, il boss imputato di duplice omicidio aggravato per l’uccisione dell’agente di polizia Nino Agostino e della moglie, Ida Castelluccio, in stato interessante al momento dei delitti.
Per la morte dei coniugi era stato già condannato al fine pena mai il boss Nino Madonia, processato con rito abbreviato. Assoluzione per Francesco Paolo Rizzuto, alla sbarra con l’accusa di favoreggiamento aggravato. La Procura di Palermo aveva chiesto l’archiviazione sostenendo l’insussistenza di elementi per aprire un processo, ma l’inchiesta, avocata dalla Procura generale, sarebbe approdata a conclusioni diverse portando al rinvio a giudizio dei tre imputati. Scotto e Rizzuto avevano scelto il rito ordinario. “Oggi mio nonno avrebbe tagliato la barba, e ce la tagliamo tutti metaforicamente. Con lui“, ha dichiarato un nipote di Vincenzo Agostino a margine della sentenza, rimandando alla decisione del padre di Nino Agostino di non radersi per decenni fino alla condanna dei killer di Cosa Nostra che segnarono l’atroce fine di suo figlio e di sua nuora.