È diventata un caso l’iniziativa della piscina comunale di Figline Valdarno, che per un’ora ogni martedì sarà disponibile solo per le donne musulmane. Ciò in quanto è stato organizzato un corso per le cittadine di religione islamica. Poiché non permette di nuotare senza burkini e richiede peraltro privacy, oltre che il coinvolgimento di insegnanti donne, la Uisp Firenze, che ha la gestione della struttura comunale, ha organizzato un corso specifico per le donne musulmane, prevedendo un’ora di nuoto, dalle ore 08:30 alle ore 09:30 del martedì, ogni settimana.
Lega e Fratelli d’Italia sono insorte, mentre Marco Ceccantini, che è presidente dell’associazione provinciale, ha spiegato che l’iniziative nasce da una richiesta arrivata proprio dalle donne musulmane, quindi è stata accolta per garantire loro il diritto allo sport nel rispetto del loro credo, peraltro in un orario in cui nessuno utilizza la piscina.
Per la ministra del Turismo Daniela Santanché si tratta di discriminazione: “Questa è la sinistra che parla di integrazione e cancella anni di diritti conquistati dalle donne“. Per Andrea Barabotti, deputato toscano della Lega, si tratta di “una proposta incostituzionale e razzista” che va fermata.
CAOS A FIGLINE VALDARNO PER UN CORSO PER DONNE MUSULMANE
Il dibattito politico si è infiammato tra chi parla di iniziativa nata per consentire di fare sport in serenità e chi invece ritiene si tratti di “segregazione” e “ghettizzazione“. Per l’europarlamentare leghista Susanna Ceccardi quello di Figline Valdarno è un corso che “istituzionalizza l’apartheid per le donne musulmane“, quindi si tratta di un progetto “orribile” e di un altro caso di “falsa integrazione“, visto che la piscina comunale sarà riservata.
Invece, il sindaco di Figline Valdarno Valerio Pianigiani tira dritto e si schiera in difesa di Uisp Firenze, che ha organizzato tale corso, precisando che il progetto non comporta una limitazione dei diritti, anzi un ampliamento, visto che coinvolge chi resterebbe ai margini, in quanto non potrebbe usare la piscina comunale. Per cui, in un momento storico caratterizzato dalle divisioni, l’idea era di dare un segnale opposto, di integrazione. Infine, la definisce una scelta nel pieno rispetto della cultura che non toglie nulla agli altri cittadini.