Una ONG, l’AVSI, mostra un esempio di welfare moderno che tiene conto della persona del migrante nella sua integrità, senza frammentarla in infiniti bisogni. Mentre il dibattito ideologico e teorico divide in opposti schieramenti, entrambi incapaci di guardare la realtà, l’amore per la persona indica la strada verso una nuova società.
Uno dei problemi che la Pubblica amministrazione del nostro Paese incontra nell’intervenire per rispondere ai bisogni dei cittadini è la difficoltà nel considerarli come persone e famiglie nella loro globalità. I servizi del welfare sono frammentati: ci sono uffici diversi per rispondere al bisogno dell’abitare, per aiutare a imparare l’italiano, per curare i malati, per assistere anziani e disabili, per incoraggiare i ragazzi a rischio di abbandono scolastico a studiare, per supportare nella ricerca di un nuovo lavoro…
Chi si trova in difficoltà per sé o per un familiare vaga tra uffici alla ricerca di risposte, spesso senza sapere bene dove rivolgersi, e viene frequentemente respinto da persone che fanno di tutto per far capire che è inopportuno anche chiedere. Ci vorrebbero luoghi non concepiti per erogare servizi frammentati, ma che prendano sul serio le persone, accogliendole nella loro interezza e dialogando con loro. Tuttavia, forse è sbagliato e pretenzioso aspettarsi che la Pubblica amministrazione, gravata da mille vincoli, possa operare in questo modo. Organizzazioni del Terzo settore, strutturate professionalmente e animate non solo dalla solidarietà, ma dall’abbraccio della carità, possono agire con questa ampiezza di orizzonti.
Grazie a questa intuizione, i dirigenti e gli operatori di AVSI, una ONG attiva in decine di Paesi da circa cinquant’anni, hanno deciso di mettere a disposizione la loro grande esperienza anche nel nostro Paese. Quando si opera all’estero, le strutture pubbliche non hanno risorse per erogare servizi essenziali, ed è quindi inevitabile che molte ONG, anche quando chiamate a realizzare un progetto specifico, si prendano cura delle persone nella loro interezza. Notando le carenze presenti anche in Italia, AVSI ha inaugurato nel 2022 a Milano un centro multiservizi, rivolto principalmente a migranti e rifugiati (AVSI for Community). Il centro ha iniziato a operare in risposta all’emergenza ucraina, collaborando fin dall’inizio con le istituzioni pubbliche, altri enti del Terzo settore (più di 30 associazioni), il settore privato (più di 35 aziende) e le università.
In pochi mesi sono stati raggiunti risultati significativi nel supporto alla popolazione ucraina: oltre 1.000 persone sono state accompagnate in percorsi di accoglienza, 250 minori sono stati supportati in percorsi di integrazione scolastica, 490 persone hanno partecipato a corsi di lingua e 380 sono state inserite in percorsi di orientamento, formazione e inserimento lavorativo grazie al coinvolgimento diretto di 30 aziende.
L’attività del centro si è presto rivelata un valore aggiunto per la città di Milano, tanto che, a partire dal 2023, i servizi sono stati estesi non solo ai profughi ucraini, ma a tutte le persone migranti, richiedenti protezione internazionale e rifugiati di diverse nazionalità. Dal 2023 circa 10.000 persone si sono rivolte al centro AVSI for Community, ricevendo ascolto e orientamento personalizzato in base alle loro richieste.
Per fornire servizi, si parte dall’ascolto delle persone, cercando di comprendere tutti i bisogni e le risorse di cui sono portatrici, nonché le relazioni nelle quali sono inserite, a partire dalla famiglia di origine e dalla comunità di provenienza. Mediatori culturali e linguistici aiutano le persone a orientarsi nel nuovo ambiente, soprattutto nella preparazione dei documenti da presentare presso gli uffici competenti, facilitando così la loro regolarizzazione nel minor tempo possibile. Ad esempio, dal 2023 a oggi sono state ricevute 6.143 richieste di protezione internazionale e per 2.128 persone è stato preso un appuntamento in Questura.
Oltre alla regolarizzazione dei migranti, due sono gli aspetti a cui il centro dedica particolare attenzione. In primo luogo, si impegna nel sostegno ai minori migranti, di prima e seconda generazione, e alle loro famiglie, per favorirne l’integrazione nelle comunità educative, dalle scuole alle attività ricreative e del tempo libero. Il centro AVSI for Community ha inserito e accompagnato 1.450 bambini e adolescenti migranti o vulnerabili in iniziative scolastiche ed extrascolastiche, sviluppando percorsi culturali, artistici, sportivi e linguistici.
In secondo luogo, per evitare un approccio assistenziale, il centro AVSI for Community si impegna ad aiutare i migranti nella ricerca di lavoro, organizzando percorsi di orientamento, formazione e accompagnamento personalizzati, con particolare attenzione all’apprendimento della lingua italiana. Oltre 400 persone sono state inserite in percorsi di orientamento, formazione e inserimento lavorativo e 200 persone hanno partecipato a corsi di lingua italiana.
Mentre infuria il dibattito sull’immigrazione, tra chi non vuole i migranti e chi pensa che basti farli entrare semplicemente in Italia perché vivano bene, l’esempio di AVSI dimostra che guardare alle persone e alle loro fragilità è il modo per costruire l’Italia del futuro, inclusiva e accogliente.
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