È il racconto di un calvario quello fatto da Lavinia Limido in aula nel processo per stalking che si celebra a carico dell’ex marito, Marco Manfrinati, l’avvocato che il 6 maggio scorso, in via Menotti a Varese, uccise il padre della donna, Fabio Limido, e le sfregiò il volto costringendola a sottoporsi a delicati interventi per le gravissime lesioni riportate.
Lavinia Limido ha parlato di una “escalation” di condotte persecutorie e violenze che, in cuor suo, sapeva sarebbero sfociate in una morte. Credeva di restare uccisa il giorno in cui Marco Manfrinati, al culmine di una serie di insulti, minacce e pedinamenti, colpì lei e il padre finendo per uccidere l’uomo.
Il racconto di Lavinia Limido sull’ex Marco Manfrinati: “Non uscivo più di casa, sapevo che sarebbe successo”
Lavinia Limido aveva capito che l’ex marito, dal quale si era allontanata con il figlio nel 2022 per salvarsi, prima o poi l’avrebbe uccisa. La sua testimonianza nel processo per stalking che vede imputato Marco Manfrinati è riportata dall’Ansa ed è densa di passaggi dolorosi. La donna ha ripercorso l’incubo delle minacce e delle aggressioni che avrebbe subito prima di lasciare l’abitazione coniugale di Busto Arsizio per tornare a Varese. Violenze che sarebbero continuate fino al drammatico epilogo: l’uccisione del padre, assassinato con 21 coltellate mentre tentava di difendere la figlia. Manfrinati è accusato di aver perseguitato l’ex moglie e i suoceri in questo procedimento che è separato da quello che lo vedrà imputato per l’omicidio di Varese. Oltre alla donna, sono parti offese i suoi genitori Marta Criscuolo e Fabio Limido.
“Ci minacciava e ci insultava con e-mail e telefonate – il racconto di Lavinia Limido in aula –, indirizzate anche alla nostra azienda. Fummo costretti a mettere telecamere ovunque e, addirittura, a fare il giro degli isolati prima di rincasare la sera, per controllare che lui non fosse in zona“. Marco Manfrinati, secondo l’accusa, avrebbe continuato a perseguitare la famiglia fino al giorno del delitto e non solo: dopo l’omicidio del suocero, dal carcere di Busto Arsizio dove è detenuto avrebbe spedito una cartolina alla ex suocera con un agghiacciante messaggio: “Sentitissime condoglianze per quel brav’uomo morto quattro mesi fa, che ora sarà con gli angioletti. Sinceramente, Marco“.