Simona Ventura, ospite di “Tango”, si racconta: “Ho fatto tre anni ad Aosta, abitavo sopra la stazione perché mio papà era ferroviere. All’asilo ci portavano all’asilo a sciare. Io ero una bambina timidissima, tentavo sempre di stare da sola, non volevo mai uscire. Poi mia madre, che era l’estroversa della famiglia, chiamava di nascosto le mamme delle mie amiche per portarmi fuori. Io amavo stare in camera da sola essendo figlia unica. Da grande volevo prendere il posto di Maria Teresa Ruta alla Domenica Sportiva. Il calcio è stato il filo rosso della mia vita, era quello che mi avvicinava a mio padre che non era molto espansivo. Ho cominciato però a vedere le partite da piccolissima”.
I genitori di Simona Ventura, molto severi, non erano felici dei concorsi di bellezza della figlia: “Volevano che tornassi a casa, volevano aprirmi una palestra. Allora mi dicevano ‘Non ti diamo un soldo però abbiamo fiducia in te'”. Come spiega la giornalista e conduttrice, con la famiglia andava in vacanza solo ad agosto perché la mamma aveva un negozio: “Da giugno, luglio e così via, io lavoravo. Poi ho scoperto che era stata mia mamma a pagare questa amica che mi aveva assunta. Comunque io ho inculcato questa cosa anche ai miei figli“.
Simona Ventura: “La mia prima volta? L’ho fatto molto tardi”
Simona Ventura, ospite di “Tango”, torna anche sulla sua prima volta, arrivata tardi rispetto alle sue coetanee: “Io quando facevo la giornalista sportiva, era quello che sognavo fare. Lo feci la prima volta molto tardi, avevo 19 anni e mezzo: mia madre mi aveva creato troppe aspettative dicendomi che fosse troppo importante. E quando lo feci c’era Torino-Verona con la sigla di ‘Tutto il calcio minuto per minuto‘”.
Per la conduttrice, anche un commento sui suoi gioielli: “I miei figli e la famiglia allargata che ho con Giovanni Terzi, è la nostra forza. La nostra famiglia comprende mia madre, mia sorella e suo figlio… Ognuno ha sempre bisogno. Loro mi dicono che io ho dato un grande esempio di non mollare mai, è sempre attuale”. Caterina, invece, la figlia adottiva, viene descritta come “un dono di Dio. Ha messo in ordine tante cose”.