Le pensioni minime 2025 dovrebbero prevedere un lieve aumento. Il 21 ottobre il Governo ha dovuto rivedere e definire il testo presentato dal Consiglio dei Ministri, per poi depositarlo alla Camera dei Deputati per approvare in via ufficiale le nuove condizioni di pensionamento.
Tuttavia, i tecnici sono ancora al lavoro per poter concludere alcuni dettagli importanti. Stando alle ultime indiscrezioni l’aumento dovrebbe essere di circa 16 euro, una cifra irrisoria e poco sopra l’inflazione, che dovrebbe essere già stimata all’1%.
Pensioni minime 2025: aumento del 2,7%
Le pensioni minime 2025 – salvo cambiamenti improvvisi – dovrebbero passare dagli attuali 614,76€ a 631,37€. Un aumento di appena 16 euro (l’equivalente del 2,7%) e una linea superiore alla stima di inflazione (dell’1,6%).
La novità è piuttosto lieve ma significativa, ed è dovuta al fatto che adeguando gli importi all’inflazione (molto più bassa rispetto a quella vissuta tra il 2022 e il 2023) si otterrebbero delle cifre irrisorie, o comunque più basse rispetto alle aspettative (subendo gli effetti del meccanismo di perequazione).
Tra il 2022 e il 2023 l’inflazione era al 5,4%, e dunque anche l’adeguamento prevedeva delle cifre maggiori da percepire. Con la riduzione all’1,6% e mantenendo lo stesso meccanismo di conteggio, la rivalutazione sarebbe davvero eccessivamente minima.
Se la Legge di Bilancio confermasse le aspettative e le indiscrezioni trapelate, si attuerebbe il meccanismo cosiddetto “a scaglioni”.
Il meccanismo a scaglioni
Il meccanismo a scaglioni è stato introdotto grazie alla Legge 388 dell’anno 2000. Dopo lo slittamento (sarebbe stata approvata nel 2023 ma poi rimandata nei due anni successivi) ora è giunto il momento di introdurla.
La norma implica una rivalutazione al 100% sugli assegni il cui importo raggiunge massimo 4 volte il trattamento minimo. Poi scende al 90% se la cifra è compresa tra le quattro e le volte ed infine al 75% quando supera le cinque volte.
La conferma dell’aumento delle pensioni minime 2025 arriverà quando il testo della nuova Manovra passerà alla Camera dei Deputati per poi essere elaborato dall’Esecutivo. Da quel momento in poi, ci sarà tempo fino al 31 dicembre 2024 per attuare delle eventuali modifiche (a discrezione degli esponenti politici).