SANTA FE (New Mexico) – Il 5 novembre si avvicina, molti elettori hanno già votato di persona o per posta, le polemiche sono al culmine; eppure, non si riesce ad assistere ad un confronto concreto sui temi che forse interesserebbero di più l’elettorato.
Guerre, aumenti dei prezzi, immigrazione, scelte strategiche degli USA negli anni a venire: se ne parla pochissimo, sommersi dalle volgarità, dalle polemiche, dalle accuse reciproche. Nessuna notizia dall’Ucraina che qui (ma anche ne resto degli States) non interessa a nessuno, pochissime dal Medio Oriente, suscitando le proteste della comunità islamica; le news sono piene piuttosto di notizie locali, sport e disastri climatici.
Mentre i sondaggi sottolineano una sostanziale parità con Trump lievemente in crescita, è evidente come la grande informazione e le reti Tv nazionali (salvo Fox) siano pro-Harris ed infatti lo spazio destinato a Trump è solo per polemizzare sulle sue dichiarazioni con dibattiti che sono concentrati sul fatto che lo si possa o meno considerare pericoloso, autoritario, sessista, antiabortista e soprattutto fascista. Spesso nel confronto non c’è nessuno a “difenderlo” e quindi si possono immaginare le conclusioni, mentre passano per infinite volte immagini dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 (e una volta di più mi chiedo come mai non ci fosse praticamente nessun poliziotto ad impedire l’ingresso ai manifestanti). Il risultato è che molti trampiani hanno issato sui tetti delle loro automobili, anziché le corna delle renne natalizie, delle bandiere con il motto “Stop bullshit” (“basta balle”).
Non che i democratici siano da meno; se votate la Harris e possedete una Tesla è probabile che abbiate issato anche voi una bandiera azzurra o un adesivo con la precisazione “I bought this car before Elon lost his mind” (“Ho comprato quest’auto prima che Elon perdesse il cervello”), chiara allusione all’appoggio dato a Trump da Elon Musk.
Le Tv sono intasate di spot a pagamento (nettamente prevalenti quelli democratici) a sottolineare l’enorme supporto economico dato alla Harris dal mondo finanziario e (probabilmente) militare. Trump sostiene che direbbe “stop” alle guerre, ma sarebbe allora un disastro per un’industria che negli USA fattura oltre un trilione di dollari (mille miliardi di dollari) ovvero decine di volte la manovra finanziaria italiana.
Si parla molto di immigrazione e i repubblicani fanno girare i video del degrado di Los Angeles e della California (da sempre Stato democratico e da cui proviene proprio la Harris) mentre i democratici sottolineano l’odio di Trump verso le donne, i diversi, le minoranze razziali.
Si parla molto di aborto e in diversi Stati ci saranno il 5 novembre anche dei referendum per cambiare le leggi statali sull’interruzione della gravidanza. Sui media girano così spot opposti, dove i movimenti “pro vita” presentano scene truculente di interventi chirurgici e all’opposto si inneggia alla libertà di scelta.
Mentre vengono distribuiti tantissimi gadget, stupisce invece la totale indifferenza mediatica verso i problemi del mondo esterno agli USA ed entrambi i candidati non hanno espresso chiaramente il loro pensiero sui tanti conflitti mondiali.
Tra l’altro è da notare che la Harris in queste ultime settimane ha sposato molte idee di Trump sull’ambiente, i rapporti con la Cina e perfino il contrasto all’immigrazione, usando toni molto diversi da quelli che le venivano riconosciuti fino a qualche mese fa. “Comunque vada così vincerà il trumpismo” sostiene giustamente Rampini sul Corriere della Sera, visto che – nella corsa a conquistare quel 5% di elettorato ancora incerto – entrambe le parti promettono di tutto e di più.
Oltre ai temi internazionali resta fuori dal di battito la questione degli aumenti dei prezzi al dettaglio, soprattutto per i generi alimentari. I prezzi in USA sono aumentati in questi ultimi anni molto di più che non in Europa, ma alle accuse reciproche di responsabilità neppure su questo argomento seguono iniziative concrete, salvo una modesta defiscalizzazione dei redditi più bassi che verrà presentata dall’amministrazione Biden a pochi giorni dal voto.
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