Una nuova (pesantissima) scure sta per abbattersi sul neoeletto primo ministro del Regno Unito Keir Starmer che potrebbe presto essere tirato in ballo nella sempre eterne – ed inascoltata – richiesta di risarcimenti da parte dei leader del cosiddetto Commonwealth delle Nazioni per la tratta degli schiavi dell’epoca coloniale britannica: una questione sollevata per la prima volta parecchi anni fa e tornata in auge solamente lo scorso anno quando toccò all’allora primo ministro Rishi Sunak rigettare le istanze delle ex colonie del Regno Unito.
Facendo innanzitutto – prima di arrivare a Starmer e alle ultime novità sulla questione – vale giusto la pena ricordare che il Regno Unito (assieme alla totalità delle nazioni europee) dall’anno 1500 fu tra i principali promotori della tratta atlantica degli schiavi che portò milioni e milioni di persone africane a lavorare nelle piantagioni del colonizzatore occidente – soprattutto tra America e Caraibi – con danni tali da averne profondamente compromesso lo sviluppo economico, il cui prezzo viene pagato ancora oggi a distanza di quasi 300 anni dalla legge britannica con cui si pose fine alla schiavitù.
Un passato oscuro per il Regno Unito e che ha portato dall’allora Commonwealth basato sulla schiavitù all’attuale sistema definito ‘delle Nazioni’ di cui fanno parte 56 stati differenti – di cui 13 ex colonie sfruttate – che rispondono formalmente al sistema politico britannico (ma solo 15 riconoscono le figure di Re Carlo III e dei suoi precedessori come ‘capi di Stato’), pur avendo una completa indipendenza nell’elezioni dei loro rappresentanti e nella scelta del sistema politico da adottare.
Il Regno Unito, il Commonwealth delle Nazioni e l’eterna battaglia per i risarcimenti per la schiavitù coloniale
Quelle 13 ex colonie che fanno parte Commonwealth delle Nazioni non hanno mai smesso di chiedere al Regno Unito che riconoscesse i suoi errori, scusandosi apertamente per le azioni schiaviste commesse in passato dalla monarchia inglese riconoscendo loro – quasi ovviamente – un risarcimento economico: non ci sono stime ufficiali, ma secondo alcune ricerche da parte di accademici e attivisti dei diritti umani la cifra potrebbe ammontare a qualcosa come 19 trilioni di sterline sufficienti a mandare in completa bancarotta il Regno Unito.
Proprio oggi Re Carlo e Starmer sono stati ospitati in quel di Samoa per il vertice (che si tiene ogni due anni) dei leader del Commonwealth delle Nazioni, accolti dalla richiesta firmata dalla quasi totalità delle 13 ex colonie de Regno Unito di mettere all’ordine del giorno il tema dei risarcimenti: richiesta – pare – fermamente respinta dal primo ministro che già durante il viaggio si era detto aperto ad una dichiarazione di scuse, ma chiudendo tassativamente la porta al tema dei risarcimenti preferendo (così ha detto) concentrarsi sul futuro del Commonwealth piuttosto che sul passato.
La questione non è da sottovalutare perché – come ricorda Panorama – in gioco c’è la credibilità (già pesantemente compromessa, soprattutto all’alba della pesantissima Manovra 2025) del primo ministro Starmer, oltre che la tenuta dell’attuale composizione del Commonwealth delle Nazioni che potrebbe perdere tutte e 13 le sue ex colonie che finirebbero quasi certamente per rimpolpare le file di alleanze come i Brics dato che l’Unione Europea riconosce la linea di chiusura per i risarcimenti dal Regno Unito.