Un mondo senza auto: è questo l’obiettivo del Pd, che va oltre l’idea di un graduale passaggio a nuove fonti di energia. Il modello di transizione ecologica che vuole la sinistra è stato espresso chiaramente in occasione del Walden, il talk show condotto da Francesco Borgonovo su Cusano News 7. L’idea non è di spingere i cittadini a scelte consapevoli, verso tecnologie più efficienti, ma imporre divieti e obblighi. Infatti, la deputata dem Ouidad Bakkali si è detta propensa a una riduzione della mobilità privata. Infatti, quando il giornalista le ha chiesto un parere sulla necessità di diminuire il numero di macchine private in circolazione, l’onorevole ha risposto in modo affermativo: servono meno veicoli e più mezzi pubblici.
Ancor più netta e chiara la responsabile energia di Legambiente, Katiuscia Eroe, secondo cui bisogna ripensare la mobilità, “avere un numero inferiore di auto private ma assolutamente un servizio pubblico di mezzi di trasporto” che, ad esempio, nel caso di Roma consentano di attraversare la città senza impiegarci due ore.
UN FUTURO SENZA AUTO: IL PROGETTO DEL PD
La transizione ecologica, dunque, non è intesa come un processo per spingere i proprietari di auto ad acquistare modelli nuovi ed efficienti, ma a cambiare la mobilità. Il cittadino non dovrà scegliere liberamente se usare l’auto o i mezzi pubblici, sarà lo Stato a dettare le regole rendendo le macchine inaccessibili? Eppure, la pandemia Covid aveva evidenziato come, pur azzerando quasi la mobilità di massa e fermato molte attività produttive, la quantità di emissioni è cresciuta lo stesso.
Ma Eleonora Levi, altra deputata del Partito democratico, tira dritto: ritiene che vada ridotto il numero di veicoli privati che circolano in città, “con un impatto sull’inquinamento dell’aria e quindi sulla salute e sullo spazio vivibile, sul traffico“. Per la politica dem la mobilità va ripensata partendo da qui, dalla riduzione delle macchine. “Dobbiamo renderci conto che noi italiani siamo il Paese in Europa con il maggior numero di automobili pro capite. È una follia“. Non si forniscono indicazioni, però, su quante risorse servano per attuare questo progetto né spiegazioni sul fatto che questo tipo di approccio appare poco democratico.