La provincia di Bolzano rappresenta un unicum nella mappa demografica dell’Italia: nel 2023, è stata l’unica ad avere avuto più nati (4690) che morti (4551), in un quadro nazionale nel quale, al contrario, i morti sono stati ben al di sopra dei nati (661 mila a fronte di 379 mila). Anche nei primi sette mesi del 2024, per i quali sono disponibili i dati, i nati sono complessivamente stati superiori ai morti.
Si potrebbe pensare che sia dovuto alla prossimità culturale dell’Alto Adige con il mondo tedesco. Ma la spiegazione non regge, visto che Austria e Germania hanno una demografia simile al resto dell’Italia e non a quella di Bolzano: l’Austria nel 2023 ha registrato 77 mila nati a fronte di 88 mila morti, mentre in Germania sono stati circa 700 mila i nati a fronte di poco più di 1 milione di morti. La provincia di Bolzano è dunque un’isola felice, che in qualche modo invoglia i propri residenti ad avere più figli.
Quali sono le ragioni dell’unicità demografica altoatesina? La spiegazione più facile, e che salta immediatamente all’occhio, è rappresentata dalle politiche provinciali per la natalità: un ampio ventaglio di interventi per aiutare i genitori e in particolare le famiglie numerose. Sussidi monetari, sconti sui trasporti pubblici e su prodotti alimentari; periodi di congedo remunerato per i genitori; investimenti significativi ed efficienti sugli asili nido, e altresì un servizio certificato e affidabile di assistenza per i bambini, il cosiddetto sistema delle Tagesmutter.
Si potrebbe essere tentati di concludere che questa sia la ricetta. Una ricetta che, dal punto di vista tecnico, sarebbe relativamente facile da mettere in pratica: in fin dei conti, basterebbe esportare le misure che a Bolzano hanno funzionato. Certo, ci sarebbe qualche difficoltà politica (come d’altronde dimostra il fatto che fuori da Bolzano queste politiche sono assai rare), legata ai vincoli di bilancio che necessariamente limitano la spesa pubblica, e al fatto che, in società anziane come quelle europee, l’investimento sui giovani ha una resa scarsa dal punto di vista politico.
Tuttavia, l’esportazione delle misure altoatesine per la natalità da sola non basta, e rischierebbe anzi soltanto di peggiorare le finanze pubbliche. Infatti, l’efficacia di tali politiche richiede che i potenziali neo-genitori possano fare affidamento sulla loro continuità, confidando con ragionevole certezza che continueranno a essere in vigore per l’intera infanzia dei figli. Il che purtroppo non è affatto scontato, come dimostra la transitorietà di molti degli aiuti per i neo-genitori previsti dal Governo italiano e da diversi altri Governi europei negli ultimi decenni. La proliferazione di contributi e bonus stop and go non dà affidabilità ai potenziali genitori, ed è quindi presumibile che abbia un effetto molto scarso sulla natalità.
Ciò che serve davvero perché i giovani mettano al mondo dei figli è la fiducia nel futuro, di cui la fiducia nella continuità delle politiche non è certo l’unico, né il primo degli aspetti. Gli altoatesini hanno più motivi della maggioranza degli italiani per essere fiduciosi. Motivi determinanti nella decisione di avere figli: la scelta di più ampio orizzonte che una giovane coppia possa assumere, e che nel resto d’Italia spesso non assume. Non può sorprendere che, prima di compierla, i giovani cerchino stabilità lavorativa e indipendenza abitativa.
La provincia di Bolzano brilla sul primo fronte. Non soltanto, nel 2023, è la seconda provincia d’Italia per Pil pro capite, dopo Milano. Ha altresì un mercato del lavoro molto dinamico, che negli ultimi due decenni ha spesso registrato il tasso di disoccupazione più basso d’Italia. A fine 2023, esso si è attestato al di sotto dell’1,5%. Perché i giovani mettano su casa e famiglia – non basta però la creazione di posti di lavoro, ancorché ben retribuiti. Per una popolazione in crescita, occorre anche creare nuove case. E in Alto Adige si costruisce di più che in molte altre parti d’Italia. Negli ultimi anni si è ad esempio costruito significativamente di più nella provincia di Bolzano che in quella di Milano (nel 2022 circa 0,22 metri quadrati pro capite contro 0,14; nel 2019, pre-Covid, circa 0,31 contro circa 0,11) o di Roma.
La politica altoatesina, che mette al centro la crescita, il lavoro, la disponibilità abitativa e la natalità, sembra essere assi più centrata sui giovani che nel resto d’Italia; dove invece le risorse sono sbilanciate sui più anziani: partendo dalla spesa previdenziale più alta tra tutti i Paesi dell’Ocse, pari al 15,9% del Pil negli ultimi dati del 2019. Può risiedere qui buona parte del segreto del successo della natalità di Bolzano. Quanto dunque è esportabile l’eccezione bolzanina?
Piuttosto che riforme puntuali a specifiche politiche assistenziali, si tratterebbe di spostare il centro di interessi della politica verso le istanze dei giovani e in particolare dei giovani genitori: una scelta, peraltro, di cui nel lungo termine beneficerebbe l’intera popolazione.
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