Entro il 31 dicembre la nuova riforma concessioni autostradali dovrebbe essere varata in via definitiva. Spetta alla Camera del Senato valutare il futuro del prossimo Decreto. Secondo il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, gli obiettivi sono prettamente due.
Il primo obiettivo è mirato all’equità dei costi dei pedaggi, che ad oggi cambiano da provincia a provincia e da Regione a Regione. E il secondo intento è favorire l’adeguata serenità e tranquillità ai concessionari e investitori privati così da investire nel lungo periodo.
Riforma concessioni autostradali: quali cambiamenti aspettarsi
Il primo potenziale cambiamento sulla riforma delle concessioni autostradali è la durata. Per contrastare la spietata concorrenza, ogni concessione non potrà durare oltre i 15 anni. Scaduto il termine si procederà ad un bando nel quale l’affidamento verrà sancito con un rinnovo o nuova acquisizione.
Niente da fare sulla possibile unificazione del costo dei pedaggi a livello nazionale (motivo per cui ad oggi la soluzione era mirata all’introduzione di alcuni bonus sulle spese autostradali), in quanto come ha affermato il Presidente dell’Autorità di regolazione dei trasporti, Nicola Zaccheo, si va contro il principio del “pay per use“.
In poche parole, alcune infrastrutture autostradali prevedono dei costi di mantenimento e realizzazioni più impegnativi di altri, e inevitabilmente alcune spese proporzionate a quanto detto, vanno fatte “pagare” all’utenza.
Nuove tariffe all’orizzonte
Se la riforma delle concessioni autostradali non prevede cambiamenti in Parlamento, allora si potrebbe adottare un nuovo schema come quello sperimentale delle 4 concessioni (Satap A21, Ativa, Autostrada dei Fiori e Salt).
Il prossimo schema tariffario potrebbe basarsi su 3 componenti: uno riguardante l’extragettito da sfruttare per nuovi investimenti e realizzazioni delle infrastrutture (senza incidere sul rincaro del pedaggio) e gli altri due saranno a carico del concessionario.
Proprio per evitare che siano gli utenti a pagare i lavori di mantenimento e delle nuove infrastrutture, il vicepremier Salvini ha affermato di voler garantire un fondo unico nazionale da destinare alle emergenze o ai futuri lavori.