La UE lasciata sola a gestire la guerra in Ucraina e costretta a spendere di più per la sua difesa, Israele convinto a concludere la guerra per lasciare spazio agli affari americani con i sauditi. E poi la Cina, con la quale potrebbe anche concludere un accordo per risolvere la questione dei dazi che danneggiano le due più grandi economie del mondo. La politica estera di Trump, osserva Ugo Tramballi, editorialista de Il Sole 24 Ore e consigliere scientifico dell’ISPI, punterà soprattutto a fare business: per questo vuole che finisca la guerra in Medio Oriente, una delle aree attenzionate dal tycoon per concludere affari. Chi deve preoccuparsi di più per il suo arrivo alla Casa Bianca, tuttavia, sono gli europei e gli ucraini. Ai primi verrà chiesto di diventare autonomi quanto alla difesa, magari anche abbandonando le basi USA nel continente; ai secondi potrebbe essere imposta una pace senza vere garanzie che non ci saranno nuove ingerenze dei russi nel Paese. Ieri Putin si è detto disponibile a parlare con il presidente americano, anche prendendo lui l’iniziativa. Trump per parte sua ha assicurato che parlerà con il leader russo. Insomma, il quadro internazionale è già in movimento, anche se Trump non ha messo ancora piede alla Casa Bianca.
Come cambierà la politica estera americana con la nuova amministrazione repubblicana?
Quelli che dovrebbero preoccuparsi di più sono, in ordine, Zelensky e gli alleati dell’Unione Europea e della NATO. L’Europa, negli ultimi 80 anni, ha appaltato la sua sicurezza agli USA; ora questo non sarà più possibile. I segnali c’erano già da tempo. Non tanto Donald Trump, ma Barack Obama aveva ricordato che tutti gli europei dovrebbero spendere almeno il 2% del PIL per la loro sicurezza, cosa che quasi tutti i Paesi hanno fatto tranne alcuni, come l’Italia. Un invito che nasce dalla considerazione che, ad esempio, gli europei hanno dei sistemi sociali più efficienti, per i quali spendono molti più soldi. Il messaggio, insomma, è chiaro: “Siete ricchi, adesso pagate anche voi per le spese militari”. Trump ha enfatizzato questo discorso, anche usando definizioni e terminologie sostanzialmente brutali.
Tutto questo che ricadute avrà, per esempio, sulla guerra in Ucraina? Trump ha ripetuto più volte che vuole concluderla. Sarà così? E come procederà?
In Ucraina non manderà truppe, e non lo faranno neanche gli europei, ma ha deciso soprattutto che non finanzierà più la guerra. Dirà all’Europa: “Se volete continuare a sostenere l’Ucraina, dovete spendere voi; dovete mandare voi le armi”. Come procederà? Otto anni fa nemmeno Trump pensava di vincere le elezioni; per questo la sua prima presidenza è stata caotica: prendeva una decisione e poi il suo contrario, licenziava in continuazione funzionari e ministri. Stavolta c’è un progetto di oltre 600 pagine che riguarda tutti i gangli dell’amministrazione.
Ma cosa potrà succedere tra Washington e Kiev?
I piani di Trump rendono la situazione per Zelensky molto più drammatica, perché il presidente americano cercherà di imporre una pace conveniente per Putin. È ovvio che bisognerà arrivare a far tacere le armi; la stessa opinione pubblica europea e internazionale è stanca di questa guerra. Ci sarà un compromesso territoriale, ma il problema vero è un altro.
Quale?
Una volta definito l’accordo sui territori occupati, se l’Ucraina non entra nella NATO o nell’Unione Europea, Putin prima o poi cercherà di far tornare in Ucraina leader che sono al servizio della Russia. Per questo la garanzia che Kiev vorrà, concedendo territori come la Crimea, sarà di entrare definitivamente nel sistema occidentale. Tutto sta a vedere a quel punto cosa vorrà fare Trump. Potrebbe volere un pace più vantaggiosa per Mosca.
Nei confronti dell’Europa, e non solo della UE, cosa cambierà?
Bruxelles dovrà organizzarsi meglio per garantire una sicurezza comune. Trump cercherà di dividere sempre di più la Gran Bretagna dall’Unione europea, perché la prima ha un arsenale nucleare. Stavolta, però, diversamente dal primo mandato del presidente americano, a Londra non c’è un conservatore al potere, ma un laburista come Starmer.
Bruxelles deve temere qualche contraccolpo anche dal punto di vista economico?
Ci sarà il problema dei dazi, di cui la UE sarà vittima prima ancora della Cina.
In Medio Oriente, invece, cosa potrebbe succedere? Anche qui Trump non ha nascosto la sua intenzione di chiudere il conflitto al più presto. Come vuole raggiungere questo obiettivo?
Con Trump alla Casa Bianca, Netanyahu è convinto di aver vinto al totocalcio. Potrebbe non essere così. In realtà la situazione qui è molto complessa: a Trump non interessa molto né di Israele, né della Palestina; anzi, ha rilasciato anche più di una dichiarazione di carattere antisemita. Cercherà di imporre a Netanyahu la fine della guerra. Non un accordo con i palestinesi, ma la conclusione del conflitto sì. Per Trump il Medio Oriente prima di tutto è un’area in cui fare business e se c’è la guerra gli affari non si possono fare. Il suo partner principale è l’Arabia Saudita. Nella primo mandato, il primo viaggio all’estero di Trump fu proprio a Riad.
Trump può permettersi, seguendo questa logica, di interrompere la fornitura di armi a Israele per essere convincente nei confronti di Netanyahu?
Questo no. Penso che garantirà l’arrivo delle armi, ma chiederà di smettere di combattere, perché questa guerra non serve. Ha questo potere.
Il vero nemico degli USA, però, rimane la Cina. È questo il fronte che interessa di più a Trump?
La Cina è il vero obiettivo della sua politica estera. Trump e Xi Jinping, tuttavia, potrebbero anche creare un asse comune, mettendosi d’accordo sulla questione dei dazi, che è il grande problema nei rapporti tra Washington e Pechino. Sono le due superpotenze di questo secolo e potrebbero anche cercare un’intesa, perché tutto questo serve al nuovo presidente americano. Xi, d’altra parte, è una persona molto pragmatica.
Mettersi d’accordo cosa significa, risolvere tutto come se fosse semplicemente una questione tra loro?
La politica estera di Donald Trump sarà improntata sugli scambi commerciali e sugli accordi bilaterali. Sarà concentrata soprattutto sui Paesi che hanno un surplus commerciale con gli USA. E la Cina è il primo di questi. Potrebbero anche cercare di convivere in un modo conveniente per gli uni e per gli altri.
L’Unione Europea, invece, non potrebbe raggiungere un’intesa del genere con gli americani?
L’Europa non ha gli strumenti per farlo e Trump ha sempre detestato la presenza americana nel continente. Anzi, probabilmente insisterà per realizzare un ritiro militare americano.
Taiwan, invece, cosa si deve aspettare? Se i rapporti degli USA con la Cina diventassero meno conflittuali di adesso, gli americani potrebbero non sostenere Taipei in caso di attacco per riannettare l’isola alla Cina?
È difficile da dire. Nell’amministrazione Trump ci saranno due tipi di repubblicani, gli isolazionisti e gli interventisti, che sarebbero favorevoli a bombardare l’Iran e la Cina, tornando alla politica repubblicana dei tempi di George Bush. Ci sarà uno scontro tra due visioni diverse.
(Paolo Rossetti)
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.