Da diversi giorni a questa parte non si fa altro che discutere (in toni per lo più accesi e di aperto scontro) sull’incontro che c’è stato lunedì scorso tra la premier Giorgia Meloni e il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Fabio Pinelli da alcuni collegato ad una convocazione diretta da parte della stessa leader di FdI con l’intento (supposto) di voler rimettere in riga i magistrati contrari ai decreti sui migranti; aprendo insomma le porte alle più disparate teorie sullo sconfinamento giudiziario della politica.
Procedendo per ordine, dell’incontro si è iniziato a parlare nella giornata di martedì quando dagli ambienti del Colle si è diffusa la voce di un qualche malumore da parte del Presidente della Repubblica (e dello stesso Csm) Sergio Mattarella che sarebbe – almeno, secondo le voci ancora reperibili online – stato informato solamente a ridosso della visita di Pinelli a Palazzo Chigi; peraltro secondo le dovute comunicazioni sui contenuti dell’incontro.
Inutile dire che attorno al caso si è sollevato un vero e proprio polverone tra una parte delle toghe che ha accusato il vice del Csm di fare il gioco della politica e parte dell’opposizione che ha criticato la premier per il suo sconfinamento in materia giudiziaria che comprometterebbe l’indipendenza della Magistratura: l’ipotesi più accreditata – ma mai suffragata da prove – è che al centro della (presunta) convocazione ci fosse il tema del migranti, collegato alla protesta dell’Associazione nazionale magistrati in corso a Bologna proprio in quelle ore.
La verità sul caso Meloni-Pinelli: l’incontro programmato con Mattarella sette giorni prima
Visto così, il caso era stato montato e narrato in modo volutamente fazioso e “fantasioso”, con la premier Meloni sempre più ingerente nei confronti del Csm e un Pinelli perfettamente ‘piegato’ al volere politico; ma in realtà le cose sono ben diverse e sembrano avvalorare le spiegazioni già avanzate dallo stesso vice del Csm e da Palazzo Chigi nelle ore successive all’incontro che (così hanno fatto sapere i rispettivi uffici) aveva un carattere puramente istituzionale ed era stato già concordato da diverse settimane.
Secondo delle “autorevoli fonti” citate dal Foglio – infatti – l’incontro era stato programmato già da sette giorni (ben prima della protesta dell’Anm a Bologna), dopo tre settimane di interlocuzione per trovare una data comoda sia alla premier, che al vice; così come non ci sarebbe nulla di vero nei malumori di Mattarella che – contrariamente alla tesi circolata da lunedì a questa parte – era stato già informato da diversi giorni e aveva personalmente riconosciuto il carattere ‘istituzionale’ della visita, tanto da decidere di non discutere una linea formale con lo stesso Pinelli.