Una delle scene più note di Alice nel paese delle meraviglie (Lewis Carroll, 1865) è quella in cui la ragazzina, arrivata ad un bivio sulla strada, incontra lo Stregatto (Gatto del Cheshire) su un albero e tra loro avviene questo dialogo: “Che strada devo prendere?” chiese. La risposta fu una domanda: “Dove vuoi andare?”. “Non lo so” rispose Alice. “Allora – disse lo Stregatto – non ha importanza”.
È noto che Alice incarna la curiosità e tutta la fiaba, con la sua distorta rappresentazione del mondo reale, ci invita ad immergerci nell’inaspettato, ad esplorare l’inatteso, alla ricerca della conoscenza, ma nello specifico la sequenza citata viene utilizzata, per il significato che veicola, tutte le volte che agli studenti (di tutte le età) si propone una lezione di metodologia (confesso che anch’io l’ho fatto) e si discute il tema degli obiettivi e delle scelte.
Se pensando al servizio sanitario mi è venuta in mente la fiaba di Alice nel paese delle meraviglie è perché ritengo che oggi il servizio sanitario debba ridefinire i propri obiettivi e rinnovare le scelte che lo hanno portato alla sua fondazione.
Come Alice, anche il SSN si trova ad un bivio: molte sono le criticità che deve affrontare e le soluzioni che possono essere progettate, ma ciò richiede di prefigurare una strada (obiettivi) e scegliere di percorrerla. A differenza di Alice, cui non interessa “dove andare”, il SSN non può stare in piedi senza definire dove andare: e se il faro di questo andare si chiama Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) è evidente che il fallimento nel raggiungimento di questo obiettivo (come dimostrato da tutte le valutazioni che si sono succedute nel tempo, e non solo da quella più recente del 2024, per quanto riguarda la capacità – o meglio l’incapacità – di molte regioni di erogare i LEA) deve mettere in discussione l’obiettivo stesso; e se il faro si chiama universalismo, uguaglianza, equità, ma i tre principi sono chiaramente messi in discussione dall’inaccettabile lunghezza dei tempi di attesa per accedere a prestazioni essenziali, dall’assenza di adeguati servizi che dà luogo ad un’elevata mobilità sanitaria al di fuori della propria regione, da una qualità delle cure che risulta disuguale nelle diverse regioni (si vedano le valutazioni di esito delle attività ospedaliere effettuate da AGENAS), è naturale che i tre principi debbano essere ridiscussi; e se, ancora, il faro si chiama sostenibilità economica, soddisfazione del personale, assistenza territoriale, funzionamento dei pronto soccorso, costo dei farmaci, assistenza ai cronici e ai disabili, prevenzione, e via elencando, ma tutti questi obiettivi presentano molti elementi di criticità, anche su questi temi occorrerà individuare strade e scelte.
A differenza di Alice, poi, il SSN non ha davanti a sé appollaiato sull’albero un saggio Stregatto pronto a rispondere alle sue domande, ma trova all’incrocio delle strade circa 60 milioni di italiani che non bramano altro che di riversargli addosso tutti i propri bisogni sanitari e socio-sanitari, le proprie attese sulla tutela della salute e sull’erogazione delle prestazioni e dei servizi, le proprie proteste (purtroppo spesso violente) perché si ritiene (giustamente o meno) che qualche diritto (o preteso tale) non sia stato garantito se non addirittura negato: con queste esigenze, ed in assenza di un consigliere esterno e imparziale (super partes) come lo Stregatto, il SSN deve venire in qualche modo a patti, ridefinendo appunto obiettivi e scelte.
La sequenza dello Stregatto però non si esaurisce nel pezzo di dialogo citato in apertura e prosegue con Alice che dice “Basta che arrivi da qualche parte” ed il gatto che risponde “Oh, di sicuro lo farai, se solo camminerai abbastanza a lungo”. Anche questa conclusione ci offre degli insegnamenti.
Pur senza entrare nel merito degli specifici obiettivi che si vogliono raggiungere, e per Alice uno specifico obiettivo non c’è (“Basta che arrivi da qualche parte”) mentre c’è per il SSN (tutela della salute, LEA, princìpi, …), occorre comunque fare un lungo cammino. La riforma del SSN non la farà questo o quel governo, anche se ci vorrà comunque un governo che alla fine la delibererà, ma sarà frutto di un cammino che dovrà coinvolgere tutti, maggioranza ed opposizione, più esperti e meno esperti, sindacati, associazioni, società civile, singole persone, e che richiederà un tempo congruo: l’importante però è che il cammino cominci al più presto, anche se sarà inevitabilmente disturbato e distratto da diatribe poco fruttuose come quelle su: “hai messo poche risorse; no, ne ho messe più di te”.
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