L’aveva annunciato solamente pochissimi giorni fa sul suo profilo X (in passato noto come Twitter) ma nessuno nella cerchia ristretta dell’attivista da sempre oppositore del regime degli Ayatollah in Iran Kianoosh Sanjari immaginava che sarebbe mai arrivato a togliersi veramente la vita per una protesta che – di fatto – sarà del tutto inutile; eppure alle prima ore dell’alba di oggi le autorità iraniane e l’amico e collega attivista Hossein Ronaghi hanno confermato la morte di Sanjari che parrebbe essersi gettato da un piano sopraelevato del palazzo in cui (presumibilmente) viveva.
Una morte se non altro sospetta, ma prima di arrivarvi vale la pena fare un passetto indietro per ricordare che Kianoosh Sanjari negli ultimi anni era finito più volte al centro di un’aspra battaglia contro il regime degli Ayatollah che l’aveva già costretto a scappare dalla sua terra 2010 dopo due anni rinchiuso nelle durissime prigioni iraniane: tornato in patria nel 2016 per via delle gravi condizioni di salute della madre, era stato nuovamente arrestato ed incarcerato; prima di rimbalzare tra un ospedale psichiatrico e l’altro dove sarebbe stato sottoposto – secondo il suo stesso racconto – alle peggiori torture possibili.
Cosa è successo all’attivista anti-Iran Kianoosh Sanjari: il suicidio annunciato su X e i dubbi dei suoi amici
Tornando ora ad un paio di giorni fa, l’attivista anti-Iran aveva scritto sul suo profilo X (trovate il post qualche riga più in basso) che nel caso in cui “Fateme Sepehari, Nasreen Shakrami, Tomaj Salehi e Arsham Rezaei non verranno rilasciati dal carcere entro le 19:00 del 14 novembre 2024 (..) metterò fine alla mia vita in segno di protesta” contro quella che definisce “la dittatura di Khamenei e dei suoi soci”; seguito nella fatidica data del 14 da un altro post in cui aveva ribadito che “la mia vita finirà dopo questo tweet” nella speranza che “un giorno gli iraniani si sveglino e superino la schiavitù”, corredato pochi minuti dopo da una foto scattata dal balcone corredata dalla sola scritta “19:00, Ponte Hafez, Chaharso”.
A dare la conferma della morte di Kianoosh Sanjari – dicevamo già prima – sarebbero state le stesse autorità iraniane che hanno individuato il corpo dell’attivista; ma al contempo sono in moltissimi (specie tra i suoi amici più stretti) a credere che non si tratti di un vero suicidio, avanzando l’ipotesi di una vera e propria messinscena organizzata dal regime degli Ayatollah per liberarsi di quello che era a tutti gli effetti un nemico scomodo: tra le suggestioni alla base di questa ipotesi ci sarebbe il biglietto per gli States comprato pochi giorni fa dallo stesso attivista, ma anche il suo fermo amore per la patria che da sempre sognava di vedere libera dall’oppressione del regime.
اگر تا ساعت ۷ غروب امروز چهارشنبه ۲۳ آبان سال ۱۴۰۳ فاطمه سپهری، نسرین شاکرمی، توماج صالحی و آرشام رضایی از زندان آزاد نشوند و خبر آزادیشان در سایت خبری قوه قضاییه منتشر نشود، من در اعتراض به دیکتاتوری خامنهای و شرکایش به زندگیام پایان خواهم داد.
شاید تلنگری باشد!
پاینده ایران— Kianoosh Sanjari (@Sanjaribaf) November 12, 2024
الوعده وفا.
هیچ کس نباید به خاطر بیان عقایدش زندانی شود. اعتراض حق هر شهروند ایرانیست.
زندگی من پس از این توییت به پایان خواهد رسید اما فراموش نکنیم که ما برای عشق به زندگی جان داده و میدهیم، و نه مرگ.
آرزومندم روزی ایرانیان بیدار و بر بردگی چیره شوند.
پاینده ایران
— Kianoosh Sanjari (@Sanjaribaf) November 13, 2024
۷ شب، پل حافظ، چهارسو pic.twitter.com/xBXjJ5gFpF
— Kianoosh Sanjari (@Sanjaribaf) November 13, 2024