L’ANNUNCIO DELLA SENTENZA SULL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA: “NORMA È COSTITUZIONALE, ALCUNE PARTI ILLEGITTIME”
La sentenza sarà depositata con tanto di motivazioni entro metà dicembre ma, a sorpresa, è reso noto dalla stessa Corte Costituzionale la decisione sulle questioni di costituzionalità della legge sull’Autonomia differenziata del Governo Meloni: dopo due giorni di Camera di Consiglio, la Consulta rilascia un lungo comunicato dove annuncia come sia «non fondata» la questione di costituzionalità dell’intera legge, ergo la norma n.86/2024 va ritenuta nella sua interezza pienamente e legittimamente costituzionale. Di contro, i giudici della Consulta ritengono che vi siano alcune parti della legge che hanno illegittimità da correggere in sede di ridiscussione dell’Autonomia: dai famosi LEP (Livelli Essenziali di Prestazione) al principio di sussidiarietà, secondo la Corte vi sono «illegittime specifiche disposizioni dello stesso testo legislativo».
Il collegio dei giudici riuniti da due giorni al Palazzo della Consulta ha stabilito – in attesa di conoscere le motivazioni dopo il deposito della sentenza – che l’Autonomia differenziata deve rispettare appieno il principio di sussidiarietà e servire il bene comune, ovvero serve assicurare che tutte le funzioni trasferite alle Regioni che ne fanno richiesta formale portano ad un effettivo miglioramento dell’intera efficienza amministrativa senza per questo compromettere l’unità nazionale tra Stato e Regioni, con esso anche la solidarietà e i ditti costituzionali dei singoli cittadini. Spetta allora al Parlamento italiana colmare i vuoti ravvisati dalla Consulta in merito ad alcune questioni sollevate dai ricorsi presentati dalle Regioni Toscana, Puglia, Sardegna e Campania. Il tutto per rendere piena funzionalità della legge creata e approvata dal Parlamento prima dell’estate noto come “ddl Calderoli”.
DOVE SONO LE QUESTIONI DI INCOSTITUZIONALITÀ NELL’AUTONOMIA: COSA DICE LA CORTE COSTITUZIONALE (E COSA PUÒ SUCCEDERE VERSO I REFERENDUM)
Sono poi elencati nel comunicato che anticipa la sentenza della Corte Costituzionale tutti i passaggi della legge sull’Autonomia differenziata che vengono ritenuti passibili di incostituzionalità, a cominciare dal discorso chiave sui LEP: in primo luogo, la Corte ravvisa una “eccessiva” delega legislativa, limitando il ruolo del Parlamento e lasciando invece troppo potere al Governo centrale. La materia specifica su quali LEP fissare va dunque normata e decisa da Camera e Senato, e non dall’esecutivo: inoltre, la legge sull’Autonomia non deve permettere un trasferimento generico delle materie, bensì solo di «specifiche funzioni», giustificate però per ogni singola regione che chiede l’autonomia.
Tra gli altri elementi ravvisati dalla Consulta, risulta incostituzionale il criterio della spesa storica «per la compartecipazione delle risorse», mentre dovranno essere presi come riferimento solo i costi e i fabbisogni standard. Inoltre, modificare con un decreto ministeriale le aliquote di compartecipazione al gettito dei tributi erariali, rischierebbe di premiare le regioni inefficienti, mentre occorre poter premiare quelle virtuose. Sul fronte della sussidiarietà, deve proseguire il principio secondo cui la distribuzione delle varie funzioni tra Stato e regioni (che richiedono l’Autonomia) deve sempre «rispettare i diritti costituzionali, anziché rispondere solo ad un riparto di potere pubblico». L’attesa è ora tutta per la sentenza e le sue specifiche motivazioni disponibili probabilmente da metà dicembre in poi, idem occorrerà capire quale fine faranno i referendum abrogativi della legge secondo il giudizio invece atteso dalla Cassazione proprio per ammettere o meno il voto alle urne sull’Autonomia differenziata. Al netto delle specifiche di alcune parti da migliorare e modificare, l’impianto della legge resta costituzionale e da qui dovrà partire la Cassazione per decidere sui referendum presentati da CGIl e Centrosinistra.