È in corso in questi giorni a Milano l’evento ‘Tempo della salute‘ organizzato dal Corriere della Sera e che ha visto – tra i tanti appuntamenti – un talk interamente dedicato al sempre più importante (e purtroppo trascurato) tema dei caregiver familiari: si tratta di persone che decidono – per volere o necessità – di prendersi cura senza specializzazioni mediche di parenti, coniugi o figli che non sono autosufficienti per via di una grave malattia o disabilità; di fatto sacrificando la loto intera vita sociale e privata, talvolta anche il lavoro e le relazioni sentimentali, il tutto senza alcun tipo di aiuto o assistenza da parte del welfare pubblico.
Una realtà – quella dei caregiver familiari – spesso ignorata e dimenticata e che il Corriere Salute ha deciso di rendere protagonista di un sondaggio condotto tra i suoi lettori al quale hanno risposto più di 5mila persone, delle quali 2mila 116 dal ruolo di caregiver che hanno parlato della loro situazione e – soprattutto – dell’impatto del ‘caregiving’ sulla loro vita privata: del campione di più di 2mila persone – in prevalenza donne -, quasi tutti assistono un parente vicino (tra genitori, figli, coniugi o fratelli/sorelle), vantano un reddito sopra alla media e un elevato livello di istruzione.
Il sondaggio del Corriere sui caregiver familiari: tra fondi e servizi, pesa l’abbandono dello stato
Più che sui dati statistici nudi e crudi, è interessante soffermarci su quello che è l’impatto sociale e personale rilevato dagli stessi caregiver familiari con la stragrande maggioranza che mette al primissimo posto l’aspetto non strettamente monetario dell’assistenza continuativa: dai sondaggi spiccano parole come “annientamento” o “solitudine”, ma anche “ansia”, “depressione” e “sconforto”, tutte facce di una medaglia che ci parla – soprattutto – di abbandono da parte delle istituzioni.
Oltre all’aspetto non monetario, sono tantissimi i caregiver familiari ad indicare tra i maggiori impatti quello lavorativo, tanto che molti si sono trovati costretti ad abbandonare la loro carriera pur di prestare assistenza al caro non autosufficiente; senza dimenticare chi ignora anche la propria stessa salute fisica e mentale, chi ha lasciato il partner (in alcuni casi addirittura divorziando) e chi si è trovato isolato dalla cerchia di amici. Mentre – non meno trascurabile, ma in parte attenuato dai redditi elevati di cui parlavamo poche righe fa – l’impatto economico viaggia in media tra spese mensili che variano tra gli 800 e i 1100 euro spesi di tasca propria.
Il ministro Locatelli: “Presto una proposta di legge per tutelare i caregiver familiari”
Interessante – sempre dal sondaggio del Corriere – notare che moltissimi caregiver familiari si sono lamentati dell’assenza completa di aiuti da parte dello stato, con il 40% degli anziani che si occupano del partner che sostengono di non aver mai ricevuto neppure un euro dal welfare pubblico; ma è ancor più interessante sottolineare che seppur una buona maggioranza dei caregiver familiari chiede maggiori aiuti economici, un non trascurabile 46% chiede ancora più a gran voce aiuti dal punto di vista dei servizi assistenziali.
Intervenuto al forum milanese del Corriere, il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli ha ricordato che è già stato avviato un tavolo di confronto per arrivare ad “una cornice normativa sul ruolo dei caregiver familiari” concentrando innanzitutto le attenzione “su quelli conviventi” che portano sulle loro spalle un peso maggiore rispetto ai ‘colleghi’ non conviventi.