Chi ha avuto la fortuna di visitare l’Unione Sovietica, quando c’era ancora l’Unione Sovietica, ricorderà che sui muri di tutte le scuole, a caratteri cubitali, c’era scritto “Ucitza, Ucitza i Ucitza”, “Studiare, studiare e ancora Studiare”. Non so se lo sapete, ma lì i voti c’erano ed erano molto semplici da capire: 5, cioè secondo la norma, 4 quasi secondo la norma, 3 lontano dalla norma. Con questo voto si era comunque promossi, ma una volta che l’avevi preso ti restava nel curriculum e poi era molto difficile, a meno che tu fossi il figlio di un pezzo grosso del Partito, accedere a una buona università. Altro che il 6 politico!
Se poi il 3 lo prendevi all’università, dove c’era lo stesso sistema semplice di valutazione, trovare un buon posto di lavoro, salvo che tu fossi nella condizione sopradescritta, non era neanche pensabile. Diciamo che vigeva un sistema di “meritocrazia controllata”. Non mi risulta che in quei tempi molti figli della sinistra italiana siano stati mandati in URSS a studiare.
Nonostante gli straordinari progressi nel campo scientifico del sistema sovietico, se proprio dovevano mandare un figlio, o una figlia, all’estero era meglio mandarli in Francia, o in Gran Bretagna, o persino negli Stati Uniti, perché lì, anche se certo non gratuitamente, si studia sul serio. In questa scelta destra e sinistra, compreso il centro, erano proprio, una volta tanto, concordi. E spesso i figli degli uni e degli altri finivano con il trovarsi a studiare insieme, col risultato che potevano nascere anche amori impensabili.
Qualcuno, come il beneamato Enrico Berlinguer, preferì mandare i suoi nelle scuole cattoliche, quelle paritarie, perché lì, con buona pace della linea del partito, era proprio possibile “Ucitza”.
E la cosa, pare, in alcuni casi si ripete anche adesso. Oggi, di fronte alla crisi delle nostre scuole statali, c’è chi dice che gran parte della colpa è delle scuole private e paritarie. Le famiglie di chi ci va, che con le loro tasse sovvenzionano le scuole statali, non meriterebbero la mancia che il governo vorrebbe dare loro per compensare il fatto che, se fossero abolite le scuole paritarie, come succedeva nell’Unione Sovietica, ricadrebbe sulle casse dello Stato un macigno di spesa insopportabile.
Oggi, a parte alcuni licei statali, chissà come egemonizzati da famiglie “radical chic”, spesso di genitori reduci da antiche battaglie condotte negli anni Settanta, le altre scuole soffrono di molti problemi, compreso quello di sprechi che sarebbero considerati inammissibili in qualunque azienda.
C’è poi quella specie di ghetto che sono alcune scuole di periferia e in particolare alcuni istituti professionali, dove insegnanti spesso commoventi per il loro impegno si trovano a gestire masse di figli di immigrati che non potrebbero mai frequentare i licei degli “sciuri”, vista la loro situazione socioculturale di partenza. Ecco, lì i figli di parlamentari, di qualunque partito, mi sembra che sarebbe proprio difficile trovarli.
Se penso che nel 1609 il cardinal Federigo Borromeo, sì, proprio quello dei Promessi sposi, decise di aprire la Veneranda Biblioteca Ambrosiana a Milano per dare la possibilità di studiare gratuitamente, non solo agli ecclesiastici e ai nobili ma anche a tutti i giovani meritevoli…
Coraggio, ministro Valditara, dopo essere sopravvissuto alle rivolte di quegli studenti che non sono andati ancora a studiare all’estero, provi a mettere ordine nella scuola italiana. Cominci dalla lotta contro l’assenteismo e gli sprechi. C’è bisogno di un bel po’ di 3, e non solo per gli studenti. E già che c’è, insegni ai democratici di qualunque partito che menare i poliziotti non era proprio consentito neanche in quel paradiso socialista che era l’Unione Sovietica.
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