Mara Venier è la primissima ospite delle nuova – sempre attesa – prima puntata di Belve che è tornata proprio questa sera in diretta su Rai 2 con la ‘graffiante’ Francesca Fagnani che si è lanciata nelle sue classiche interviste giocosamente serie che vanno ad indagare nelle dichiarazioni (specialmente quelle ‘scottanti’) passate dei più discussi ed amati personaggi italiani; ma entrando subito nel merito di Mara Venier, appena entrata in studio ci ha tenuto a mettere in chiaro che tutto ciò che le è capitato nella vita – dal successo in giù – è arrivato “per caso” dato che rivendica di non essere “mai stata ambiziosa” né di aver mai “inseguito il successo”.
Prima della televisione – ricorda Mara Venier – “sognavo solo di vivere a Mestre con il mio amore e fare la parrucchiera o al massimo aprire un negozio di profumi”, ma poi nella sua vita è piombato Renzo Arbore: da lì – racconta – “ero sempre quattro passi indietro (..) ed ero solo la sua fidanzata“, addirittura “una fidanzata segreta”, almeno fino a quando “non ho avuto la possibilità di prendermi la scena e l’ho fatto”. Del successo – racconta Mara Venier – “mi piace l’amore del pubblico“, ma giunta a questo punto ci tiene a mettere in chiaro che “non lo vivo affatto” dedicandosi ai normali lavoretti che tutti devono fare, dalla spesa al supermercato, fino ai lavori di casa.
Mara Venier: “In passato ho subito violenza fisica e psicologica”
Andando avanti nella sua conversazione con la Fagnani, Mara Venier torna indietro nel tempo fino alla sua infanzia – che rivendica essere stata “molto felice” – caratterizzata dalla vocazione di essere suora: “In prima elementare – ricorda – visto che ero una peste mi misero nella scuola delle suore” e fu lì che “mi sono innamorata della figura di Madre Zelin e dissi che volevo diventare suora. L’anno dopo ho vinto anche il primo premio di catechismo”, ma tutto finì quando rimase incinta giovanissima e decise di tenere il bambino.
Dall’infanzia alla carriera, il passo per Mara Venier è brevissimo, partendo da quella volta in cui rifiutò – proprio perché doveva allattare – un’offerta da parte di Giorgio Strehler che “me ne disse di tutte al telefono” ed arrivando fino alla carriera da attrice (che sostiene essersi interrotta perché “non mi hanno più chiamata”) e all’inizio della lunghissima avventura televisiva che – spiega chiaramente – finirà esattamente quest’anno perché “ho altri progetti”, suggerendo come possibile erede “Stefano De Martino che potrebbe rivoluzionare completamente Domenica In“.
La difficile lotta di Mara Venier contro la depressione: “La chiamavo malinconia”
“Nella mia vita – racconta poco dopo Mara Venier aprendo il suo cuore a Belve – sono accadute cose alla quali non ho saputo reagire, ero una ragazza molto vulnerabile, fragile ed indifesa e mi hanno potuto fare del male vero e credo che il mio carattere sia dovuto anche a tutto quello che ho passato”; ed a fronte dell’insistenza di Fagnani confessa che si riferisce ad “una violenza fisica e psicologica che mi è stata fatta per molti anni e che io ho subito” in un periodo in cui “ero troppo fragile ed indifesa” e quasi nessuno “denunciava”.
E rimanendo sul personale, Mara Venier ci tiene a mettere in chiaro che “in vari momento della mia vita ho avuto la consapevolezza che le cose mi stavano sfuggendo di mano” e seppur all’inizio tendesse a chiamare il suo stato d’animo solamente “malinconia” rifuggendo dalle diagnosi e dalle cure, ad un certo punto “per un mese, un mese e mezzo sono stata in una clinica dove mi hanno curato con la terapia del sonno” per una gravissima forma di depressione che – spiega a Belve – era collegata “alla mia vita complicata, con dolori molto forti che ho sempre cercato di nascondere” e che sono a 74 anni è capace di ammettere e mostrare agli altri.
Chiudendo – infine – l’intervista e la parentesi malinconica della sua intervista, Mara Venier si dice unicamente dispiaciuta del fatto di “non aver potuto dire a mia madre tutto quello che avrei voluto a causa del torpore dell’Alzheimer che mi ha impedito di ringraziarla” ricordando che “una volta sono entrata nella struttura e mi ha detto ‘buongiorno signora’ senza riconoscermi” riuscendo a comunicare negli ultimi giorni solo “con le canzoni napoletane”.