COSA SUCCEDE ALLA DONGDUK WOMEN’S UNIVERSITY
Lezioni boicottate, edifici occupati: è caos a Seul, in Corea del Sud, alla Dongduk Women’s University, dove ci sono stati 10 giorni di proteste accese, perché l’università femminile ha avanzato l’ipotesi di passare a un sistema misto. L’università privata, infatti, è femminile, ospita solo studentesse, a cui il piano di conversione in un istituto co-educativo non è andato affatto giù, al punto tale che sono montate proteste anche molto dure.
Le studentesse hanno saltato le lezioni e hanno occupato l’edificio centrale per spingere la dirigenza ad archiviare completamente la questione, mentre i funzionari auspicavano una sospensione delle proteste per affrontare la questione con il consiglio studentesco.
“La posizione dell’università è chiara. Chiediamo di interrompere l’occupazione illegale dell’edificio principale e di porre fine alle proteste, per poi iniziare a discutere attraverso un dialogo rispettoso e dibattiti costruttivi“, aveva dichiarato il presidente dell’Università femminile di Dongduk, Kim Myung-ae. Alla fine ha prevalso la linea dura delle studentesse: la dirigenza ha accettato di sospendere temporaneamente il suo piano di conversione e l’occupazione è stata sospesa.
10 GIORNI DI PROTESTE ALL’UNIVERSITÀ FEMMINILE DI SEUL
Mercoledì scorso, il consiglio studentesco ha tenuto una riunione generale con gli studenti per votare sulla questione dell’eventuale inizio dell’accettazione di studenti maschi da parte dell’università. Affinché l’assemblea generale avesse luogo, doveva partecipare il 10% degli studenti iscritti all’università, il ‘quorum’ è stato ampiamente raggiunto e una maggioranza schiacciante di 1.971 studenti su 1.973 ha votato contro la transizione.
Il giorno successivo il consiglio studentesco ha tenuto un incontro di tre ore con la dirigenza universitaria, durante il quale le due parti hanno concordato di sospendere temporaneamente le discussioni sul passaggio al sistema misto. Inoltre, il consiglio studentesco ha deciso di porre fine all’occupazione delle aule e al boicottaggio delle lezioni.
Ora resta da capire come verranno affrontate le conseguenze delle proteste, visto che l’università stima che il ripristino dei danni causati costerà almeno 1,62 milioni di euro ed è stato già chiesto un rimborso parziale al gruppo studentesco.