Il 21 novembre è stata presentata una modifica istituzionale in Nicaragua, che dovrà essere approvata dall’Assemblea nazionale, la cui maggioranza risponde direttamente al presidente Ortega; tale modifica prevede l’introduzione della “co-presidenza”, un ruolo destinato alla moglie dell’attuale presidente. In tal modo si darà vita a tutti gli effetti a un Governo basato sulla famiglia Ortega. Non solo, a ufficializzare istituzionalmente una dittatura che è già tale da parecchio tempo ci sarà anche il cambio della bandiera del Paese: verrà abbandonata l’attuale bandiera bianca e azzurra per sostituirla con quella rossa e nera del Fronte sandinista (cioè il partito di Ortega).
Oltre a tali modifiche, va segnalato che le persecuzioni ai danni dei cristiani continuano indisturbate: l’anno scorso a Natale erano stati vietati i presepi viventi nelle strade, così che i sacerdoti fossero costretti a fare qualcosa solo all’interno delle chiese, e anche le processioni pubbliche sono state proibite. Pochi giorni fa è stato esiliato un altro vescovo, mons. Herrera, Presidente della Conferenza Episcopale Nicaraguense, che si aggiunge così a mons. Álvarez e a mons. Mora, i quali, insieme a 13 sacerdoti e tre seminaristi, sono stati rilasciati dal regime lo scorso gennaio, “spediti” in Italia e accolti dalla Santa Sede, senza possibilità di rientrare nella propria diocesi. Non va dimenticato anche il vescovo ausiliare della capitale mons. Báez, formalmente mai cacciato, ma che ha dovuto abbandonare il Paese a seguito di pesanti minacce di morte. Restano così, attualmente, solo cinque successori degli apostoli nella chiesa locale. Il vescovo Herrera è dunque l’ultimo della lista: è stato mandato in Guatemala, accolto dai frati minori francescani cui appartiene.
La persecuzione non si ferma certamente ai soli vescovi: le agenzie Onu hanno registrato 73 detenzioni arbitrarie di cattolici o altre confessioni, anche se il numero reale potrebbe essere molto più alto. Negli anni passati, dal 2018, la situazione per i cristiani nel Paese si è resa via via più complicata. Tra il 2018 e il 2022 sono stati registrati 190 attacchi o atti di profanazione ai danni della Chiesa Cattolica (cfr. Aiuto alla Chiesa che soffre). In questi ultimi mesi inoltre è stato introdotto il divieto d’accesso ai sacerdoti nelle strutture ospedaliere: pur non essendoci alcuna proibizione formale, ai sacerdoti viene impedita l’amministrazione dei sacramenti negli ospedali, tra i quali l’Unzione degli infermi per gli anziani e i malati gravi. Già impedire le manifestazioni pubbliche della fede è grave, ma il perseguitare i fedeli e i vescovi, oltreché non permettere l’amministrazione dei sacramenti, rappresenta un’escalation sempre più pericolosa.
La situazione in Nicaragua, così come in tante altre parti del mondo, si prospetta sempre più negativa per la libertà religiosa e in particolare per i cristiani, colpevoli solamente di essere tali. E non si vedono soluzioni diplomatiche ragionevoli all’orizzonte.
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