Presente al 55esimo Convegno nazionale del Seac che si è tenuto al Regina Coeli di Roma lo scorso 22 novembre, il presidente emerito della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick ha ragionato a lungo sull’attuale stato del sistema carcere in Italia, evidenziando le (purtroppo numerose) criticità e gettando le basi di una riflessione che spera si potrà estendere fino al Giubileo per giungere ad una reale proposta d’intervento per ridare dignità ad uno degli aspetti fondanti dell’ordine repubblicano e costituzionale.
Non a caso, Flick parte proprio dall’evidenziare che allo stato attuale il cosiddetto “carcere della Costituzione” altro non è una mera illusione dato che nessuno può dire che il sistema carcerario “incarni pienamente i principi costituzionali”, soffermandosi in particolare su due aspetti per nulla trascurabili: da un lato i sempre più frequenti – e cita “Trani o Santa Maria Capua Vetere” – casi di “violenze e abusi che calpestano la dignità umana” e dall’altro lato “il libro di Papa Francesco ‘La speranza non delude mai'” nel quale il Pontefice “traccia un cammino verso il Giubileo” per rendere le carceri “laboratori di speranza“.
Giovanni Maria Flick: “Il problema del carcere non si risolve costruendo più strutture ed ignorando le cause sistemiche”
Guardando al caso dei penitenziari italiani, Flick non può che notare come le strutture siano “sovraffollare, colme di poveri e vittime di ingiustizie sistemiche” ben distanti dall’essere luoghi di speranza, puntando poi il dito contro “il sistema penale [che] preferisce imprigionare invece di affrontare le cause profonde della criminalità (..), dell’esclusione e della disuguaglianza” perché – ovviamente – “è più facile punire i deboli che affrontare i problemi strutturali”.
La soluzione al problema carceri secondo Flick non è quella semplicistica di “costruire nuove strutture”, ma piuttosto ragionare per “cambiare il modo in cui riempiamo quelle esistenti, mettendo al centro le relazioni, la dignità e l’affettività“, dando – specie con l’ultimo punto – piena attuazione alla “sentenza della Corte costituzione che [ne] riconosce il diritto”; ma lavorando anche affinché il carcere diventi un luogo di promozione “alla cultura, all’accesso al sapere, alla formazione e al patrimonio storico-artistico” non solo italiano.
“Il Papa – continua Flick – ci ricorda che non c’è giustizia senza misericordia”, sottolineando che dal conto suo “non si tratta solo di tamponare le carenze, ma di mediare, proporre e costruire percorsi concreti di riforma” trovando un sempre più necessario “equilibrio tra sicurezza, prevenzione e rieducazione” che sappia restituire “dignità e speranza” ai detenuti: una cammino – conclude il presidente emerito – che può essere fatto durante “il Giubileo [che] può essere un’occasione per ripensare il nostro sistema penitenziario, partendo dai principi della Costituzione e dall’appello del Papa” uscedo dall’attuale logica che lo rende un “limbo dove si soffoca la vita“.