Le aziende chiedono soft skills, i giovani un senso del lavoro. Questo il titolo di un incontro organizzato presso l’Università di Milano-Bicocca da Crisp e Fondazione per la Sussidiarietà. Alla base del confronto fra gli esperti chiamati a discutere (Lara Carrese, vicepresidente associazione direttori del personale, Rossella Fasola, Public affari Director Randstad, Mattia Pirulli, Segretario confederale nazionale Cisl, e il Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini) i dati di ricerca promossa da Randstad e Fondazione per la Sussidiarietà introdotti dal professore Mario Mezzanzanica.
Il contesto del mercato del lavoro italiano mostra dal dopo pandemia un andamento positivo. Il tasso di occupazione non è mai stato così alto e crescono i contratti a tempo indeterminato. Restano i problemi strutturali delle tre g: giovani, genere e geografia. Abbiamo ancora difficoltà a rendere semplice l’entrata nel mondo del lavoro delle nuove generazioni e resta un record europeo il numero di Neet nel nostro Paese, il tasso di lavoro femminile resta troppo basso e le politiche di sostegno non impattano, il divario territoriale nord-sud resta un problema irrisolto.
Dopo la pandemia si sono però registrati cambiamenti significativi. La mobilità sul mercato del lavoro è cresciuta. Non sono grandi dimissioni dovute al rifiuto del lavoro, ma grandi processi di spostamento da un lavoro a un altro. Per trovare condizioni migliori e rispondere a nuove esigenze che emergono sia dalle imprese che dai lavoratori. Il periodo di lockdown con il blocco di attività e il lavoro a distanza imposto per molti lavoratori hanno fatto da acceleratore a cambiamenti che erano ancora sotto traccia.
Cosa stanno cercando i lavoratori che cambiano lavoro? Non la stabilità certificata dai contratti. La durata media dei contratti a tempo indeterminato è sotto i tre anni per oltre il 50% dei casi. È in primo luogo un migliore equilibrio fra tempo di lavoro e tempo di vita. Riguarda la possibilità di smart working e anche il sistema di permessi per esigenze famigliari. Conta poi l’atmosfera del luogo di lavoro e la condivisione dei valori dell’impresa. Gli investimenti in formazione e un percorso di crescita professionale condiviso sono altre variabili che entrano nella valutazione. Conta ovviamente anche il salario e sono ben valutati i pacchetti di welfare aziendale disponibili.
Sulla base di questa fotografia della situazione delle domande che vengono dai lavoratori sono stati analizzati 5,4 milioni di annunci di lavoro pubblicati dalle aziende fra il 2019 e il 2023.
Visibilità del percorso di carriera, retribuzione e benefit sono oggi presenti in oltre il 30% degli annunci salendo di oltre 10 punti rispetto a 4 anni prima. Anche gli altri punti che emergevano dai desiderata indicati da chi cambia lavoro aumentano significativamente negli annunci di lavoro. Scendono invece le richieste di conoscenza delle tecnologie perché ormai ritenuta scontata almeno per i livelli base.
Oltre alle competenze tecniche è interessante vedere quali capacità personali vengono indicate dalle imprese nei loro annunci. Le competenze trasversali più frequentemente citate sono quelle interpersonali (adattarsi a cambiamenti, scelta priorità, capacità relazionali e di guida gruppi), sociali (accettazione idee da altri, lavorare in team, avere relazioni positive), attitudini professionali (gestire il tempo, autonomia sul lavoro, responsabilità sociale dell’impresa) e abilità cognitive (avere creatività, pensiero analitico, essere proattivi). Intelligenza creativa e capacità relazionali sono le skills più citate con oltre il 50% dei casi.
La richiesta di attitudini personali sviluppate è molto alta per le professioni di alto livello e per per i lavori senza qualifica. Nelle figure tecniche e specializzate sono invece ancillari alla preparazione specialistica.
Uno sguardo è stato dato anche all’impatto dell’Intelligenza artificiale. Dagli annunci si coglie già come sta impattando soprattutto sulle professioni intellettuali e scientifiche. Determinerà un riorganizzazione del lavoro a partire dai settori ad alto tasso di competenze intellettuali.
Tutti gli interventi hanno convenuto con le analisi della ricerca illustrata portando idee e riflessioni a partire dalle loro esperienze. La dott.ssa. Carrese, già responsabile delle risorse umane alla Fondazione Milano Cortina 2026, ha raccontato come il valore sociale del marchio olimpico attragga lavoratori che pure sanno poter avere un impiego a termine. La formazione e l’esperienza internazionale acquisita sono i benefit per una loro futura ricollocazione.
Da Randstad è venuto il racconto di come sono stati ripensati gli spazi di lavoro per favorire le relazioni e la collaborazione in coworking. Un’esigenza che si abbina ai due giorni di smart working in solitudine.
Pirulli, per il sindacato, ha citato come molte delle esigenze poste dai lavoratori sono entrate nelle piattaforme contrattuali insieme agli aumenti economici, arricchendo le richieste con temi legati alla conciliazione del lavoro con i tempi di vita. Ha poi ricordato come la battaglia della Cisl per una legge che favorisca la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese risponde anche ai cambiamenti avvenuti nell’organizzazione del lavoro e alla necessità di un migliore rapporto fra esigenze dei lavoratori e scelte organizzative.
Il Prof. Vittadini ha concluso ricordando come il titolo dell’incontro mettesse in rilievo le richieste delle imprese e la domanda di senso del lavoro che emerge dalle richieste rilevate fra i lavoratori. Le due posizioni possono essere interpretate in contrapposizione determinando un conflitto negativo per tutti. Ma se le vediamo come base di un dialogo e di una capacità di collaborazione per migliorare il lavoro di tutti diventano una risposta innovativa e condivisa per un aumento della produttività. Questa è oggi una priorità per la nostra economia per rispondere ai bassi salari, alle difficoltà dei giovani e anche per resistere a un periodo di calo della produzione industriale che si sta profilando.
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