Si è tenuto lungo tutta la giornata di ieri il referendum con il quale la regione Calabria – attualmente presieduta dal forzista Roberto Occhiuto – voleva rendere Cosenza e i vicini comuni di Rende e Castrolibero una grande città unica: un quesito apparentemente semplice sul quale era stata fatta un’ampia campagna elettorale da buona parte dei partiti forti sul territorio cosentino (con Forza Italia in cima all’elenco); ma per il quale – ovviamente – si erano creati anche due netti schieramenti con il ‘si’ che sembrava andare forte in quel di Cosenza e il ‘no’ che prevedibilmente era preponderante tra Rende e Castrolibero.
Fin dalla tarda serata di ieri aveva iniziato a circolare l’importante conferma che il referendum si sarebbe rivelato un vero e proprio flop di affluenza, tanto che il dato definitivo ci parla di appena un 26% di elettori che ieri hanno deciso di recarsi alle urne: tra questi, la maggior parte (rispettivamente il 44,78% e il 33,2%) erano cittadini di Castrolibero o di Rende, mentre tra i residenti di Cosenza solamente il 19,12% si è recato alle urne.
Al referendum per la fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero vince il no: solo il 40% degli elettori era favorevole al progetto
Per immaginare quale sarebbe stato l’esito del referendum bastava già dare un’occhiata ai dati sull’affluenza, ma i rapidissimi spogli (trattandosi di poco meno di 25mila schede da controllare) hanno confermato le attese: complessivamente il 58,23% dei votanti hanno espresso un parere negativo sulla fusione, rispetto al 41,02% che si è detto favorevole; mentre nel dettaglio delle singole città a Cosenza avrebbe vinto il si (69,48% vs 29,45%), mentre tra Rende e Castrolibero sono stati precisamente l’81,43% e il 75,54% dei cittadini a preferire il no, con un’irrilevante incidenza di schede bianche o nulle (sempre sotto l’1% per ogni comune).
Tuttavia, nonostante l’elettorato abbia espresso una chiara ed inequivocabile preferenza, va anche precisato che di fatto il referendum per la fusione delle tre città era puramente consultivo con la conseguenza che – volendo – la regione potrebbe ignorare il parere elettorale procedendo al progetto: proprio attorno a questo punto si è concentrato l’intervento del vice in Consiglio Pierluigi Capito che ha ricordato che “la discussione, comunque, continuerà” con l’obiettivo di “capire come poter andare avanti nel nostro impegno”; relegando il dato negativo ad una semplice “comunicazione sbagliata” e al “terrorismo psicologico” operato dai sostenitori del no.