COSA SI SONO DETTI RUTTE E TRUMP SUGLI IMPEGNI DELLA NATO DAL 2025: “MENO PAROLE, PIÙ ARMI”
Servono meno parole, più armi e ancora più deterrenza: questo il senso del dialogo avvenuto la scorsa settimana (ma svelato oggi nel punto stampa da Bruxelles) tra il Segretario generale della Nato Mark Rutte e il Presidente designato Donald Trump. Nel vertice informale a Mar-a-Lago in vista del giuramento alla Casa Bianca il prossimo gennaio 2025, l’ex Premier olandese ha tastato il polso dei piani americani per la guida dell’Alleanza Atlantica nelle sfide cruciali che attendono l’Occidente già dai prossimi mesi con le guerre in Medio Oriente e Ucraina che imperversano, con timore per conflitti anche in Africa, Nord Corea, Taiwan e Sud America.
«Non basterà restare al 2% (della spesa per il PIL, ndr) perché a lungo termine, ciò significa che la nostra deterrenza non è abbastanza forte»: Rutte considera giusta la rivendicazione di Trump sull’impegno che i Paesi Alleati possano elevare le risorse da destinare alla Nato, ma al contempo sottolinea come occorra fare un passo in più per concentrarsi sul mondo multipolare e sempre più imperversato da conflitti latenti con l’Occidente quasi sempre identificato come il nemico da attaccare. Tre le questioni affrontate da Rutte nel suo dialogo con Trump, come riportato oggi nella sede della Commissione Europea e dell’Alleanza Atlantica: in primo luogo il segretario generale ha ringraziato il Presidente designato per quanto fatto nella Presidenza 2016-2020 sul rialzo del tetto al 2%, ma ora occorre fare uno sforzo tutti in più. Il secondo punto affrontato è il tema dell’industria della difesa, banalmente aumentando l’impegno per le armi e la sicurezza: «dobbiamo far sì che la nostra base industriale della difesa inserisca davvero turni extra». L’idea è che si possa anche inserire linee di produzione “extra” per aumentare la produzione, in quanto «sappiamo che i russi e i cinesi lo stanno facendo. E anche i nordcoreani». Da ultimo, è la guerra in Ucraina e l’impegno americano accanto a Zelensky ad essere stato richiamato un surplus di ragionamento per il Presidente Trump: «serve un giusto negoziato altrimenti ci saranno gravi minacce anche per il territorio degli Stati Uniti».
LA NATO E IL FUTURO DI DETERRENZA: “SEMPRE PIÙ ASSIEME CINA, RUSSIA, IRAN E COREA DEL NORD”
Davanti alle guerre e ai tanti scontri che fanno gridare l’allarme a Papa Francesco per una potenziale “terza guerra mondiale a pezzi”, le decisioni che l’Occidente – e con esso la Nato – dovrà intraprendere già dal prossimo anno potrebbero essere determinanti per una direzione di “deterrenza”, di “pacificazione” o peggio di “escalation” a più livelli e su più fronti. Come ha spiegato ancora il segretario della Nato Rutte nell’inquadrare le prossime mosse sul fronte ucraino, la pace ipotizzata da Trump dovrà giocoforza tenere conto della rete di nemici che si compatta sempre più.
La Russia con la Cina e l’Iran, e ora con fermezza anche la Corea del Nord di Kim Jong-un, rappresentano tutte assieme una minaccia per il blocco occidentale: «stanno tutti lavorando insieme in Ucraina e la Russia sta pagando per questo». Sulle armi e sui missili soprattutto, le minacce che arrivano da Pyongyang non riguardano solo la Corea del Sud (tra l’altro oggi entrata in un vortice pericoloso con l’instaurazione per qualche ora della legge marziale, ndr) o il Giappone, ma dovrebbero interessare l’intero Occidente, Stati Uniti compresi: «tutto questo si sta collegando», avverte Rutte nel dialogo avvenuto con il Presidente Usa eletto. Con l’alleanza stretta fra Kim e Putin, l’asse anti-Occidente non sembra inseguire la pace secondo il nuovo n.1 della Nato: «L’Ucraina ha il diritto di difendersi e noi abbiamo il dovere di aiutarla, quindi dobbiamo continuare a sostenerla», conclude Mark Rutte augurandosi che non vi sia un disimpegno americano dietro ad un conflitto che fa da “specchio” ad un complesso incastro geopolitico di difficile soluzione.