Tra i vai ospiti della puntata di oggi di ‘Delitti in famiglia‘ ci sarà anche Nicolò Maja, il 22enne che è sopravvissuto miracolosamente – e con non poco dolore – alla strage di Samarate operata dal padre nella notte tra il 3 e il 4 maggio del 2022, apparentemente senza alcun reale motivo e distruggendo completamente una famiglia e la sua intera vita: un dolore – ma presto ci arriveremo nel dettaglio – ancora fermamente (e forse indelebilmente) impresso nella mente di Nicolò Maja che a più di tre anni di distanza dal tristissimo fatto non riesce ancora a perdonare completamente il padre killer.
Prima di arrivare a Nicolò Maja vale la pena ricordare cosa accadde in quella notte del 3 maggio 2022 in cui perse nell’arco di pochissimi violenti minuti la sua intera famiglia: per ragioni mai effettivamente chiarite ma ricollegate a delle preoccupazioni economiche – infatti – suo padre 57enne Alessandro Maja (imprenditore stimato e conosciuto in quel di Samarate) armato di martello uccise nel sonno sua moglie Stefania, prima di rivolgere l’arma contro la figlia 16enne e il figlio 22enne che miracolosamente – ma con il cranio parzialmente distrutto – riuscì a salvarsi.
Nicolò Maja, chi è il sopravvissuto della strage di Samarate: “Non so se perdonerò mai papà”
Dopo la violenta aggressione, Nicolò Maja dovette trascorrere quasi 100 giorni in ospedale sottoponendosi a svariate operazioni chirurgiche e alle costanti cure dei medici: complessivamente il ragazzo è riuscito a riprendersi completamente dal punto di vista mentale, mentre per diverso tempo ha dovuto sottoporsi ancora alla fisioterapia per tornare a deambulare con le sue gambe; ma in tutto questo ha sempre scelto di presenziare ai processi a carico del padre che nel frattempo (lo scorso luglio) è stato condannato all’ergastolo e al pagamento di un risarcimento da 500mila euro per Nicolò e altri 200mila per ognuna delle quattro parti civili che si sono costituite prima del rito.
Lo scorso settembre, parlando con il Quotidiano Nazionale Nicolò Maja aveva già ammesso di non sapere “quando sarò pronto ad avere un incontro faccia a faccia” con il padre, sottolineando che “non è ancora il momento”; mentre a novembre al padre ha rivolto un’accorata lettera letta durante l’evento ‘Women for Women against Violence-Camomilla Award’ nella quale ha confessato di faticare “a comprendere il motivo per cui ti chiamo ancora papà” non riuscendo pienamente “ad accettare che sia stato proprio tu a rovinarmi la vita”, prima di mettere in chiaro che “nonostante all’inizio pensavo che ci fosse ancora un piccolo spazio per te nel mio cuore (..), ora devo dirti che appartiene interamente a mamma, a Giulia, ai nonni e a tutte le persone che mi sono state vicine”.