Da diverse settimane a questa parte – seppur se ne parli pubblicamente oggi per la prima volta – la Repubblica Domenicana del Congo è al centro di una crisi sanitaria legata ad una malattia definita dalle autorità sanitarie locali come “sconosciuta” e che sembra avere un potenziale di diffusione molto ampio riuscendo tranquillamente a contagiare persone di qualsiasi età: l’epicentro della misteriosa malattia sembra essere la regione rurale di Panzi – a sud est della capitale del Congo, Kinshasa – che non gode di una buona infrastruttura ospedaliera; aumentando l’effetto già tragico della misteriosa epidemia.
Stando ai dati ufficiali, per ora le autorità del Congo hanno confermato l’esistenza di almeno 382 contagi complessivi e la morte di 27 persone, ma a dare un’immagine diversa dell’accaduto sono le autorità regionali che – pur non dando un dato effettivo dei presunti contagi – parlano di un numero di morti compreso tra il 67 e 143: dati – ovviamente – falsati dall’assenza di certezze sulla natura della malattia, fortemente limitati di conseguenza dalla relazione dei sintomi che son stati ricollegati al singolare morbo ignoto; con l’ovvia conseguenza che sia i casi che i decessi potrebbero essere molti di più di quelli stimati.
Cos’è la misteriosa malattia che si sta diffondendo in Congo e quali sintomi causa: l’OMS avvia un’indagine
Di fatto ciò che sappiamo ad oggi della misteriosa malattia che si sta diffondendo a macchia d’olio in Congo – tanto che tra i casi figurano percentuali più o meno simili di bambini, adulti ed anziani, di entrambi i sessi – è limitato (appunto) ai sintomi: le autorità parlano di una malattia simil influenzale che causa una sintomatologia che va dalla febbre alta, fino al mal di testa, al vero e proprio raffreddore, alla tosse e alle difficoltà respiratorie; mentre i casi più gravi arrivano anche all’anemia, ovvero il calo dei livelli di emoglobina (ovvero la fondamentale proteina che trasporta l’ossigeno dalle arterie ai tessuti) sanguigna.
Mentre le autorità del Congo sembrano brancolare nel buio e suggeriscono ai cittadini di lavarsi frequentemente le mani, evitare il contatto diretto con i cadaveri (anche in assenza di evidenze relative alla malattia) e di allontanarsi il meno possibile delle loro abitazioni e dalla regione epicentro della malattia, per vederci chiaro l’OMS ha già inviato una task force di esperti che raccoglieranno campioni sul campo per analizzarli e giungere – auspicabilmente – ad una rapida soluzione.