Una delle serie tv più belle del 2024 è Non dire niente, ambientata negli anni più cupi della guerra civile irlandese tra cattolici e protestanti e poi esplosa negli anni ’70 contro la presenza militare inglese. La miniserie in 7 episodi interamente prodotta in Irlanda (disponibile solo in lingua originale con i sottotitoli) da FX per la Disney+ è dedicata alla storia delle sorelle Price che aderiscono volontariamente all’esercito dell’IRA e compiono a cavallo tra il 1970 e il 1973 diverse azioni militari contro gli inglesi, fino a organizzare ed eseguire l’attentato con autobombe a Londra, che causò il ferimento di oltre 200 persone. Grazie alla loro fedeltà alla causa e a Gerry Adams, leader indiscusso dell’IRA prima e del Sinn Féin poi, le due sorelle si erano rese responsabili di azioni criminali contro gli stessi irlandesi sospettati di collaborare con gli occupanti.
Le due donne protagoniste della nostra storia si chiamano Dolours e Marian, sono inseparabili anche se di carattere assai diverso. Dolours è una ragazza bella ed estroversa, intelligente e temeraria. Dopo la partecipazione a una manifestazione pacifica di giovani cattolici, dove è brutalmente aggredita da militanti protestanti grazie alla complicità con la polizia locale, decide di aderire all’IRA. Marian segue la sorella e come un’ombra condivide tutto quello che pensa e che fa. Ma alla fine è anche la più irriducibile delle due, e sosterrà la scelta della lotta armata fino alla fine dei suoi giorni.
Il racconto prende le mosse dal “Belfast Project”, un complesso lavoro di ricostruzione storica di quanto accaduto in Irlanda del Nord, in oltre 40 anni, attraverso le testimonianze orali dei protagonisti, a cui il progetto garantiva la segretezza fino alla morte. Dolours partecipa al programma insieme a molti altri compagni di lotta di quegli anni, decidendo così di svelare la verità su tanti episodi di cui si era ancora saputo poco o nulla. L’obiettivo principale del “progetto Belfast” era quello di chiarire soprattutto le vicende in merito alla scomparsa di decine di persone considerate dall’IRA collaborazionisti degli inglesi. Centrale nella nostra storia è infatti il caso di Jean McConvill, una mamma single di dieci figli, prelevata un giorno da casa dai volontari dell’IRA e mai più ritrovata.
Il motivo per cui molti decidono di parlare, arrivando a confessare anche gravi responsabilità personali, più che il pentimento è la delusione. Sono delusi da come sono andate le cose, dal tradimento della causa per cui avevano combattuto e in particolare dai comportamenti del loro leader, Gerry Adams. Adams è una delle figure più controverse della vicenda nordirlandese. Considerato il capo indiscusso del movimento separatista, ha sempre negato di farvi parte. Quando iniziano i negoziati di pace e soprattutto dopo il 1983, quando il Sinn Féin si presenta a regolari elezioni, dismettendo definitivamente ogni rapporto con il braccio armato, Adams deve rinnegare i suoi anni giovanili e i suoi vecchi amici. Ma le rivelazioni contenute nelle testimonianze, per quanto prive di prove, convergono sul suo ruolo centrale e rappresentano per lui una dura condanna politica.
Per quanto racconti fatti realmente accaduti e relativamente conosciuti, Non dire niente (traduzione letterale del titolo originale Say Nothing) si presenta come un dramma avvincente, una spy-story e colpisce il modo profondamente oggettivo con cui i fatti vengono presentati. Non fanno una gran figura i leader dell’IRA, a cominciare da Gerry Adams, né gli occupanti inglesi, che usarono con gli irlandesi gli stessi metodi sperimentati nelle colonie più remote dell’impero britannico. Sullo sfondo un’Irlanda povera e desolata, ma sempre fiera e irriducibile. Straordinaria la colonna sonora.
Le interpretazioni sono eccezionali, a cominciare da quella della giovane Dolours Price nei cui panni troviamo Lola Petticrew, giovane attrice irlandese nata a Belfast e cresciuta in un quartiere popolare.
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