SIRIA NEL CAOS: ISRAELE ENTRA NELLA ZONA DI CUSCINETTO NEL GOLAN, VESCOVI CRISTIANI INCONTRANO I RIBELLI. SU ASSAD DA MOSCA…
Appena qualche ora dopo l’ingresso a Damasco dei ribelli jihadisti guidati da Abu Mohammed al-Jolani, lo Stato di Israele è entrato nella zona di cuscinetto sulle alture del Golan, vincolata dall’accordo di demarcazione tra Siria e Stato ebraico nel 1974. Con la caduta del regime di Assad, spiega il Premier Bibi Netanyahu, viene a crollare anche l’accordo decennale sull’area vicino al Golan conquistata dal 1967 con la guerra mediorientale: secondo la comunità internazionale, ad eccezione degli Usa, quelle aree sarebbero un territorio siriano occupato illegalmente da Israele.
Appena qualche ora dopo gli aerei della IDF israeliana avrebbero attaccato il Centro per la ricerca scientifica di Damasco, con motivi e conseguenze al momento ancora incerti: mentre continuano le interlocuzioni della Farnesina e degli altri centri diplomatici occidentali per favorire eventuali “esfiltrazioni” dei cittadini stranieri presenti in Siria, dalla Russia arrivano aggiornamenti sulla situazione della fuga di Assad da Damasco. Una certezza piena sulla sua sorte – fuggito realmente o morto durante incidente aereo per un probabile abbattimento nemico – ancora non vi è, ma da Mosca viene spiegato che il rais si è dimesso dal suo ruolo di Presidente siriano lasciando poi il Paese. A questi presunti negoziati tra il regime sciita e i ribelli la Russia, conclude il comunicato del Cremlino, «non vi ha preso parte». Capitolo popolazione, restano i timori della comunità cristiana presente in Siria dopo l’uscita di scena di Assad e l’ingresso dei ribelli jihadisti: secondo quanto comunicato dal Nunzio Apostolico in Siria, card. Mario Zenari, la strada verso una nuova Siria sarà «molto lunga». Intervistato da Vatican News il prelato ha poi svelato che i vescovi di Aleppo negli scorsi giorni hanno incontrato i ribelli, i quali hanno promesso che rispetteranno le varie minoranze cristiane. Il Vaticano propone l’abolizione delle sanzioni ora che è caduto il regime di Assad, in quanto da anni «sono un peso che grava molto soprattutto sulla povera gente»,
DAMASCO È CADUTA: CADE IL REGIME DI ASSAD, IL DITTATORE IN FUGA ALL’ESTERO MA FONTI REUTERS LO DANNO MORTO IN INCIDENTE AEREO
Dopo 24 anni di regime sciita, il Governo di Bashar al Assad è ufficialmente caduto e con lui la capitale della Siria: i ribelli jihadisti (con anche alcune milizie curde) in neanche due settimane sono riusciti a conquistare in rapidissima sequenza Aleppo, Hama, Homs e stamane l’ingresso in Damasco con l’esercito che si è praticamente subito consegnato alle forze ribelli sostenute dalla Turchia e dagli alleati sunniti del Medio Oriente. Appena 10 giorni dopo l’inizio della guerra civile i ribelli guidati dal gruppo Hayat Tahrir al Sham (HTS) e dal gruppo salafita di Al Jawlani, annunciano la «liberazione di Damasco», con l’inizio di una «nuova era dopo 50 anni», metà dei quali retti dal regime siriano di Assad.
Il premier Mohammed al-Jalali si arrende e tratta coi ribelli il passaggio dei poteri, mentre è rebus attorno alla possibile fuga di Assad da Damasco: «Il tiranno Bashar al-Assad è stato rovesciato e i prigionieri oppressi nelle carceri del regime sono stati rilasciati», ha annunciato il comunicato dei ribelli dopo l’ingresso nel palazzo presidenziale al grido di “Allah è grande”. Secondo alcune fonti israeliane e americane, rilanciate in queste ore, il tiranno sciita sarebbe fuggito nella notte in una base russa ai confini della Siria per poter poi trasferirsi direttamente a Mosca. Secondo invece due fonti siriane considerate affidabili dalla Reuters, vi sarebbe una «altissima probabilità» che Assad sia morto in un incidente aereo durante la fuga da Damasco.
DA ALEPPO A DAMASCO, LA PRESA DELLA SIRIA IN NEANCHE DUE SETTIMANE: ORA COSA SUCCEDE IN MEDIO ORIENTE
A nulla sono bastate le (poche) assistenze di Iran e Russia allo storico alleato in Medio Oriente, le resistenze ai confini che avevano tenuto in questi quasi 25 anni dopo l’accordo raggiunto con Russia e Stati Uniti (dopo la guerra contro l’ISIS) sono crollate, complici le parallele offensive su Libano, Gaza e Yemen che hanno tolto risorse e alleati preziosi (soprattutto Hezbollah) all’esercito di Assad, che in molti casi tra diserzioni e fughe si è letteralmente consegnato ai ribelli insorti. L’aggiunta del mistero legato alla fuga del leader in grado, con Putin e Teheran al suo fianco, di rimanere reggente a Damasco negli ultimi 24 anni, a ben comprendere il grado di assoluto caos che regna nelle multiple guerre in Medio Oriente.
Le milizie curde sperano in un cambio reale di potere che porti alla democrazia in Siria, anche se la composizione dei vari ribelli ihadisti islamisti non lascia ben sperare ad una “primavera siriana” ricca di diritti e possibilità per il popolo, che intanto ha comunque festeggiato per le strade di Homs e Damasco dopo la caduta in rapida serie delle due città più importanti assieme ad Aleppo, già conquistata lo scorso 30 novembre. Come sottolineava anni fa in una intervista esclusiva a Leonardo Panetta per Mediaset lo stesso Bashar al Assad, i ribelli terroristi vicino all’ISIS «godono di supporto esterno da parte di altri paesi, tra questi Turchia, Qatar, Arabia Saudita e molti paesi occidentali. Questo fa sì che la guerra continui». Con la tregua molto fragile in Libano che non lascia tranquilli, con la guerra nella Striscia di Gaza che non si placa e con le mire di tensioni nucleari tra Iran e Occidente, la caduta del regime di Assad aggiunge potente instabilità in un’area del mondo dove il rischio di “terza guerra mondiale” è tutt’altro che minimo.
Per far capire ancora meglio come la presa di Damasco non significhi per forza la vittoria finale della guerra civile tra sunniti e sciiti in Medio Oriente, i racconti e le testimonianze delle poche comunità cristiane presenti ad Aleppo, Damasco e Hama raccontano di momenti di forte timore ora che il regime è caduto non tanto perché sia venuto meno un “buon governo” in Siria (le torture, le esecuzioni e la polizia segreta sono tutt’altro che un buon biglietto da visita per Assad, che sia morto o in fuga), ma perché una presa del potere jihadista in questo momento aumenta forti possibilità che si possa passare dalla cosiddetta “padella” alla “brace”. Come spiega oggi al “Sussidiario.net” l’esperto Marco Di Liddo, direttore del Centro Studi Internazionali, la conquista del gruppo HTS in Siria verso Damasco viene in qualche modo “sostenuta” a distanza da Israele e Turchia e non dispiace agli stessi americani che intenderebbero usare la crisi siriana «per le trattative di pace in Ucraina» e pure nel resto del Medio Oriente.