DAL CARDINALE REPOLE AL GIURISTA ZAGREBELSKY NEL SEGNO DEI “DIRITTI”
Non sempre in passato il potere politico, così come quello “culturale” che “forma” l’opinione pubblica, ha considerato la Chiesa Cattolica nello stesso orizzonte di obiettivi sociali ed etici: il Magistero di Papa Francesco da un lato ha riavvicinato il mondo considerato “progressista”, dall’altro ha confermato le basi fissate dai precedenti Pontefici (su tutti, San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) sul rispetto pieno per il valore della vita dal concepimento fino alla morte (ergo, stoppando “fughe in avanti” per aborto ed eutanasia). Osservando l’editoriale apparso oggi su “La Stampa” del giurista tra i “padri nobili” della sinistra intellettuale, Gustavo Zagrebeksy, il percorso di avvicinamento tra Chiesa e Costituzione, tra fede e giustizia, tra religione e “laicità” pare comunque più fattibile rispetto al passato, sebbene manchi ancora qualcosa.
Tutto prende spunto dalle parole riferite dal nuovo cardinale della Chiesa, l’arcivescovo di Torino Roberto Repole, dopo la nomina in Concistoro sfociata nell’ordinazione ieri per la Santa Messa dell’Immacolata in Vaticano: l’impegno sui diritti sociali e quelli civili, l’appello alla politica affinché incoraggi sempre di più la «coesione civile» e contrasti le ingiustizie sociali, e al contempo la non divisione netta tra teologia e impegno sociale, rendono interessante agli occhi di Zagrebelsky l’esempio torinese del nuovo cardinale. In particolare, il giurista rimane impressionato della coincidenza voluta da Repole tra i principi ecclesiali e quelli della Costituzione, riaffermando la laicità come il supremo principio su cui viaggiano su binari comuni la Chiesa e lo Stato.
“IL VALORE DELLA DIGNITÀ UNISCE FEDE E LAICITÀ”: COSA HA DETTO ZAGREBELSKY (E COSA RESTA ANCORA DI CONTROVERSO)
A colpire l’editorialista de “La Stampa” dell’agire dell’arcivescovo – e con lui tante altre figure di uomini e donne all’interno della Santa Chiesa Cattolica – è proprio l’insistere sull’uguaglianza e la dignità delle persone come elementi centrali tanto della Carta Costituzionale quanto dell’impegno della Chiesa nel mantenere riflettori puntati su salute, lavoro, sanità e istruzione. In poche parole, vita sociale. Zagrebelsky loda l’unione di intenti tra la Chiesa raccontata dal Card. Repole e la Costituzione Italiana, non disdegnando una stilettata alla destra («non considera assieme diritti civili e diritti sociali») ma in sostanza applaudendo le promesse fatte dall’arcivescovo di Torino, che non ha fatto altro che ribadire quanto già comunicato in questi anni di impegno in Diocesi.
A colpire insomma è la sintonia tra «l’impostazione religiosa e quella laica», e qui ci permettiamo di far notare come non sia una vera “novità”, in quanto la Chiesa nel Vangelo di Cristo propone e manifesta i valori citati da Zagrebeksky nella Costituzione ben duemila anni prima. Non solo, la contrapposizione tra accezione “laica” e “religiosa” è sintomo di una sinistra che da decenni ha contestato le posizioni della Chiesa in materia di vita pubblica e politica, contribuendo a costruire il fenomeno piuttosto anti-libertario del “laicismo” che mira a mantenere la fede come qualcosa di privato. Ebbene, le parole di Repole hanno avuto il merito di illuminare Zagrebelsky e i tanti che nel mondo intellettuale vedono di buon occhio l’unità di intenti sui valori “costituzionali”: questo però non deve far dimenticare che il valore stesso della Chiesa sulla Dottrina Sociale è ben più ampio e importante dei pur eminenti contenuti della Costituzione. Considerare le convergenze e non fissarsi sulle divergenze è un altro elemento che piace delle aperture ecclesiali manifestate dall’arcivescovo: ciò che cambia dunque è il dialogo, o meglio, il rapporto che si può instaurare tra pensieri e persone magari molto diverse ma che non si ritrovano a considerare l’altro come un “nemico”. Ciò che unisce è quella tensione alla dignità e all’uguaglianza di ogni singola persona, che sia religiosa, atea, politica o laica: Repole ha brillantemente riproposto il messaggio cristiano, Zagrebesky (oggi) se n’è reso conto plaudendo alla posizione intelligente di confronto con la realtà circostante.