IL DOPPIO ANNUNCIO DI MACRON E IL CAOS POLITICO CHE PROSEGUE IN FRANCIA: COSA STA SUCCEDENDO
Tanto in Francia quanto fuori da confini transalpini, il discorso di Emmanuel Macron al termine del giro di consultazioni “informali” ieri all’Eliseo ha visto focalizzare l’attenzione sull’annuncio del nuovo Premier entro le prossime 48 ore (quasi certo ormai il nome del centrista François Bayrou) ma è in realtà un altro passaggio delle dichiarazioni del Presidente francese che avrebbe meritato maggiore interesse (e preoccupazione). Macron ha infatti intimato le forze politiche “non estreme” ad unirsi per il nuovo Governo, dato che nei prossimi 30 mesi non ha alcun intenzione di sciogliere il Parlamento.
Niente Francia in mano al Rassemblement National di Le Pen ma nemmeno a La France Insourmise di Mélenchon, questo l’obiettivo rilanciato dall’augusto “gioco di potere” messo in campo da Macron: se dunque prima si poteva pensare ad un Governo di transizione per qualche mese dopo la caduta di Barnier (sfiduciato dopo il caos sulla Manovra di Bilancio), giusto per arrivare a giugno quando fosse passato un anno per legge dalle ultime Legislative, ecco che le parole di Macron rischiano di cambiare nuovamente l’intero panorama politico francese. «Abbiamo bisogno della volontà dell’Assemblea di funzionare nei prossimi trenta mesi senza scioglimento», ha detto il Capo dell’Eliseo sottolineando di non volere andare a Elezioni prima della scadenza naturale nel 2027, in concomitanza con il voto delle Presidenziali.
Macron ha poi spiegato di voler proporre un “metodo” per trovare il nuovo Governo, ovvero l’unità repubblicana “pragrmatica” per evitare le ali estreme del Parlamento come condizionanti nelle varie riforme da attuare nei prossimi mesi, non solo Manovra ma anche l’impopolare legge sulle pensioni. Dopo aver mantenuto l’instabilità politica di una Francia senza Governo da dopo le Europee di giugno fino a settembre, quando ha giurato Barnier, il rischio è che anche le trattative per il prossimo esecutivo non saranno brevi, con intanto il Governo “centrista” che proseguirà nella cura degli affari correnti. Il progetto di Macron sul breve resta sempre efficace, in grado di fare/disfare di volta in volta utilizzando di sponda i nemici a destra e sinistra: è sul lungo periodo che la Francia (e l’Europa) si interrogano sull’effettiva praticità del “metodo”, con l’esclusione prolungata dal processo democratico di RN e LFI che potrebbe portare un’ulteriore crescita nei consensi in vista del prossimo voto, che sia 2025, 2026 o 2027 che siano.
LE REAZIONI DI LE PEN E MELENCHON DALLA NUOVA “MOSSA” MACRONIANA, CON IL VOTO DEL 2027 ALL’ORIZZONTE…
«Noi fuori da ogni accordo, questa intesa esploderà in tre giorni»: per Marine Le Pen l’ennesimo “gioco politico” del Presidente Macron è indecente, anche se mantiene il Rassemblement National un’apertura di massima al confronto politico per il prossimo nuovo Governo in Parlamento. L’altro leader della destra, Jordan Bardella, è ancora più esplicito e spiega all’Eliseo come non può proseguire a far finta che il partito votato dal 30% dei francesi lo scorso giugno non esista. Macron per il momento non ha voluto ricevere i rappresentanti RN e non intende farlo, al momento, giocando sulla sponda di centro-sinistra dopo aver incassato un via libera sostanziale da repubblicani e socialisti, entrambi però con una specifica non da poco.
Sia Olivier Faure che i gollisti chiedono che il nuovo Premier sia delle rispettive famiglie politiche, complicando ulteriormente il “gioco di veti” già presenti in Parlamento tra area centrista, sinistre e destre. La crisi di Governo non sembra così affatto rapida come aveva promesso invece di risolverla l’Eliseo dopo il fallimento dell’esecutivo Barnier, caduto proprio per l’incapacità di tenere assieme le varie anime controverse in Assemblea Nazionale. In tutto questo, resta l’opera di spaccatura interna del Nuovo Fronte Popolare, nato per arginare Le Pen alle Legislative e ora alla vigilia di una sonora scissione: «Chi pensa di poter vincere un solo seggio senza di noi?», attacca a testa bassa sui media francesi il leader di LFI Jean-Luc Melenchon, sentendosi tradito tanto da Macron (per cui continua a chiedere l’impeachment) quanto da Glucksmann dei socialisti e Marine Tondelier dei Verdi che all’Eliseo invece ci sono andati a contrattare per il nuovo Governo.