DALLA SIRIA ALLA ROMANIA: L’ANALISI DI TREMONTI
C’è un filo rosso tra la guerra civile in Siria e il terremoto politico in Romania secondo Giulio Tremonti: si tratta della “eterna questione dei confini“, riemersa dopo la crisi della globalizzazione. L’ex ministro dell’Economia ne parla al Corriere della Sera, del resto da anni si occupa di questi grandi fenomeni, così ora arriva alla conclusione che le democrazie devono riprendere il controllo. Tremonti, che ora ricopre la carica di presidente della commissione Esteri della Camera, i populismi vanno compresi, non demonizzati, inoltre bisogna lanciare idee e proporre soluzioni per rendere nuovamente equilibrato il rapporto tra il potere e il popolo.
“La Siria ci fa fare un salto indietro nel passato, la Romania nel futuro. Ma sono due facce della stessa medaglia“, ribadisce Tremonti. Per quanto riguarda la Siria, fa un excursus storico, spiegando che bisogna tornare indietro fino al crollo dell’Impero Ottomano, quando l’area fu divisi in confini senza logica e identità. Non a caso la guerra civile in Siria, con l’avanzata dei ribelli, ripota proprio alla Turchia, il cuore di quell’impero.
“L’origine di questa operazione sembra venga dalla Turchia“, aggiunge Tremonti, secondo cui ora si sta “tornando ai confini ottomani“. Visto che non tutti i mali vengono per nuocere, il fatto che dietro l’avanzata dei ribelli in Siria ci sia la Turchia porta l’ex ministro a pensare che il consolidamento possa avere effetti positivi: “Meglio la Turchia che l’anarchia“.
“DEMOCRAZIA IN CRISI MA NON PER PROBLEMI INTERNI”
Dalla Siria si passa alla Romania, perché ciò che sta accadendo a Bucarest si spiega con un fenomeno per Giulio Tremonti, quello della “devoluzione dei poteri degli Stati, verso l’alto all’Europa, e di lato verso il mercato“, venendo meno la catena tra Stato, territorio e ricchezza.
Nasce così la crisi di una democrazia, in quanto la causa dei problemi non è ravvisabile all’interno del proprio Stato, ma all’esterno: l’ex ministro cita immigrazione, finanza e macchine che tolgono lavoro alle persone. In altre parole, gli effetti della globalizzazione. “Però le democrazie non sono morte“, avverte Tremonti. Dunque, è cambiata la realtà, non per i populismi, che comunque andrebbero studiati, anziché demonizzati, perché solo capendoli si può agire di conseguenza.
Tornando alla Romania, parla di un “attacco alla struttura politica” statale arrivato da fuori, dalla Rete (le interferenze scoperte dall’intelligence, ndr), quindi è stato corretto procedere con l’annullamento delle elezioni. Le grandi sfide che ci pone la realtà sono risolvibili: in primis, bisogna capire ciò che accade, ma bisogna disporre di idee importanti. Ad esempio, ricorda quando nel 2003 chiedeva eurobond per infrastrutture e industria militare: ci si sta arrivando dopo vent’anni.