ABU MAZEN: COSA SERVE PER LA PACE CON ISRAELE
C’è chi lo considera troppo vicino all’Occidente e chi ritiene sia un vero uomo di pace e un politico dotato di pragmatismo: la concretezza di Abu Mazen, in effetti, la si evince dalla richiesta chiara che ha fatto all’Italia, cioè di riconoscere lo Stato palestinese. Il leader dell’Anp ha un obiettivo preciso: “Vogliamo vivere in pace accanto allo Stato di Israele“. Questo vuol dire creare due Stati.
Più facile a dirsi che a farsi, infatti Abu Mazen ha chiesto aiuto anche a Papa Francesco, nella speranza che riesca a intercedere con i Paesi cattolici. Alla premier Giorgia Meloni e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto anche un’altra richiesta, cioè di avere un ruolo importante nei negoziati di pace. Nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha confermato di avere interlocuzioni in corso con Donald Trump e Joe Biden.
Per quanto riguarda il presidente eletto, hanno discusso della fine della guerra e di una pace duratura, coinvolgendo tutti coloro che sono interessati ad arrivare a una risoluzione. Ad esempio, ha spiegato che gli Usa vogliono un processo di normalizzazione con l’Arabia Saudita, che però non ne vuole una con Israele se non c’è il riconoscimento della Palestina da parte di Netanyahu.
“NESSUNA VENDETTA CONTRO ISRAELE”
Per quanto riguarda l’apertura di Hamas a un cessate il fuoco con la presenza dell’esercito israeliano, ma solo temporanea, a Gaza, Abu Mazen ha spiegato che all’Anp “sono pronti a prendere il controllo della Striscia“, ma senza Hamas, che fa parte del popolo, non del governo. Pur non essendo a Gaza da 17 anni, l’Autorità Nazionale Palestinese sta continuando a fare molto secondo il suo leader, anche con Hamas al potere e Israele sequestra loro denaro. “Abbiamo più di due miliardi di dollari congelati. Secondo gli accordi, il governo di Netanyahu riscuote le nostre tasse per poi consegnarcele, ma da mesi ce ne dà solo una parte e siamo costretti a chiedere prestiti alle banche“.
Dunque, tramite i microfoni del Corriere ha mandato un messaggio a Israele, spiegando che non c’è desiderio di vendetta, ma la volontà di usare la diplomazia per risolvere la crisi e metter fine al conflitto. Stesso auspicio per la Siria, il cui popolo soffre da tempo, ma niente giudizi da parte di Abu Mazen su quanto sta accadendo, solo la constatazione che “il passaggio si è svolto pacificamente“.
“IRAN? IL VERO PROBLEMA È ISRAELE”
Nessun commento anche sull’Iran e le mosse degli ultimi tempi, anche se ha reso più complesso il processo di pace attraverso Hezbollah: “Il problema principale dei palestinesi è Israele che occupa la nostra terra con la forza, che tortura la nostra gente a Gaza e in Cisgiordania, uccidendo centinaia di migliaia di persone“, ha affermato Abu Mazen. Nessun dubbio o tentennamento riguardo la condanna del massacro di Hamas del 7 ottobre, ma questo non può impedire di riconoscere che “la reazione israeliana è stata spropositata, ingiusta, feroce: stanno compiendo un genocidio“.
A tal proposito, il leader di Anp continua a chiedere aiuto anche perché il rischio di radicalizzazione è concreto, in virtù di cosa subisce il popolo palestinese. A chi accusa la sua Autorità di essere corrotta, ha replicato spiegando che è un modo per screditarli e rivendicato la fiducia di Banca Mondiale, Ue e altri governi.
Riguardo alla mancata tregua a Gaza, Abu Mazen ha sollevato il caso americano, accusando Biden di aver consentito a Netanyahu “di fare quello che voleva“, quindi da un lato proponevano il cessate il fuoco, dall’altro mandavano armi a Israele con cui bombardano i palestinesi. Infine, si è detto convinto che possa esserci una convivenza pacifica tra Palestina e Israele, ma a una condizione: “Senza gli estremismi ideologici e religiosi“, perché il male può essere dimenticato solo “quando c’è giustizia“.