Meno male che il sindaco di Roma è Roberto Gualtieri, che è (o dovrebbe essere) un progressista Doc targato Pd, perché – in questa surreale vicenda di Tony Effe che è stato invitato a non partecipare al concertone di Capodanno al Circo Massimo organizzato dall’amministrazione comunale capitolina – se ci fosse stato in carica un sindaco di centrodestra, Landini avrebbe già mobilitato la piazza e dietro di lui un turbine di manifestanti di diversa estrazione sessuale-social-culturale.
Il problema è quindi tutto interno alla sinistra e gira intorno al carosello del dubbio se si possa (o si debba?) censurare o meno un “artista” visto il contenuto obiettivamente triviale o osceno delle sue canzoni, oltre al richiamo continuo ad altre discusse tematiche, dalle armi allo stupro. In un mondo dove l’“artista” (uso le virgolette perché ho qualche dubbio in proposito) dovrebbe avere sempre ragione perché espressione di “libera arte” anche se il turpiloquio ne è l’emblema, io rovescio il quadro e mi chiedo appunto se si possa o meno considerare “artista” uno che scrive testi che mi sembrano imbottiti di scemenze, accompagnato da una musica che a me – incompetente al cubo – fa semplicemente schifo e dà pure fastidio.
Quindi per me il problema non si pone, piuttosto osservo divertito l’evidente imbarazzo del sindaco Gualtieri che – stretto dalle femministe Pd, ma anche dal “mondo alternativo” – per una volta ha applicato il buonsenso. Così si sarà reso conto sulla sua pelle di come questo manchi in Italia ormai da tempo.
Lasciando quindi ai posteri l’ardua sentenza sull’artisticità o meno delle canzonacce di Effe, noto che si sono allineati tutti con lui altri “artisti” che invocano la libertà di espressione e bollano l’ottusa censura.
Anche loro quindi al Concertone non andranno per solidarietà e si rischia che forse Gualtieri al Circo Massimo dovrà alla fine far suonare solo un vecchio giradischi, ma l’episodio apre un baratro su ben altre questioni.
Per esempio perché la Rai faccia arrivare gente di questo tipo a Sanremo (dove li paga e li fa vincere pure) in un “festival della canzone italiana” dove i testi non si capiscono, la musica è irriproducibile e quindi di italiano non si capisce cosa ci resti visto anche il nome e la pelle policroma degli artisti (mamma mia, questo non lo dovevo dire!). “Artisti” che in linea di massima sembrano comunque ben poco dei “validi ambasciatori della musica italiana all’estero” dove – ignobile arretratezza culturale – spesso si canticchiano ancora Volare o i facili ritornelli delle canzoni italiane degli anni 70, quelle che però rappresentavano ovunque il nostro Paese facendolo apprezzare e sognare.
Così adesso restiamo nell’amletico dubbio: verrà o meno a cantare al Circo Massimo Tony Effe, magari dopo le possibili scuse sindacali, e allora come si comporterà Gaia che con Tony Effe ha condiviso il meraviglioso pezzo Sesso e Samba e che dichiara l’esistenza di una bieca censura perché “la libertà e la verità sono imbavagliate e la menzogna del potere crea il suo dizionario“?
Oddio, ma allora mancherà anche Lazza (un altro notissimo cantante) dopo questo suo profondo ragionamento: “Ogni volta che qualcuno del rap viene infilato in una situazione mainstream si cerca sempre di additarlo per qualcosa o farlo passare per co…ne. Geolier non va bene, è napoletano, canta solo in dialetto. E Geolier ve l’ha messo in quel posto (l’espressione ovviamente è un’altra, nda). Tony Effe è misogino, è violento e non va bene. E anche Tony Effe ve la metterà in quel posto (idem, ndr). Smettetela di censurare il lavoro degli altri perché non lo ritenete tale e allora cercate delle scuse per darvi ragione, siete voi che non capite”. Poi aggiunge: “Odio l’Italia perché si sta bene soltanto se trovi un colpevole”.
Davanti a ragionamenti così, taccio e mi inchino.
Anche Giorgia (non la Meloni, per carità, la cantante!) si associa e via così per l’empireo cosmo degli artisti (o “artisti” ? Questo delle virgolette è il vero problema!) che ovviamente piangono per la censura.
A questo punto uno come me, poco pratico di queste faccende, è andato a leggersi il testo di una dotta canzone del citato Tony Effe e vorrei pubblicarla per farvi giudicare se il “niet” di Gualtieri sia corretto o meno. Purtroppo, visto che è un continuo richiamo alle parti anatomiche maschili e femminili, al mestiere più vecchio del mondo e con una lunga fila di termini scurrili, mi dicono che è meglio di no perché denuncerebbero per oscenità la nostra testata. Vedete com’è pesante questa bieca censura?
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