ELEZIONI ROMANIA, SPUNTA UN NUOVO GIALLO
Lo chiamano TikTok gate lo scandalo che ha travolto le elezioni Romania e lo stesso social, accusato di aver manipolato le presidenziali favorendo il candidato di estrema destra Calin Georgescu. Ma un’inchiesta giornalistica del sito investigativo Snoop ha rivelato alcuni dettagli inquietanti riguardo la campagna “Equilibrio e Verticalità” associata al vincitore del primo turno, perché sarebbe stata finanziata da un altro partito.
L’audit completato dall’Agenzia nazionale dell’amministrazione fiscale (ANAF) su richiesta dell’Autorità elettorale permanente (AEP) rivela, infatti, che la campagna lanciata nel novembre scorso è stata pagata dal Partito Nazionale Liberale (PNL), smontando apparentemente le accuse di interferenze russe mosse dall’intelligence rumena, che non ha ancora commentato i risultati dell’indagine dell’ANAF.
LA DENUNCIA: “CAMPAGNA TIKTOK CLONATA, MAI SOSTENUTO GEORGESCU”
Citando fonti confidenziali che sono a conoscenza dei risultati di tale inchiesta, Snoop ha scoperto il coinvolgimento della società Kensington Communication, già impiegata in altre iniziative promosse dai liberali, come quella per la promozione del libro dell’ex primo ministro Nicolae Ciuca.
L’agenzia ha reclutato 130 influencer attraverso la piattaforma FameUp per la promozione del messaggio della campagna social, precisando però che si trattava di “una serie di brief, destinati a campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica“, senza alcun carattere elettorale e soprattutto senza alcun sostegno ad altri candidati. La società sostiene, pertanto, che la sua campagna sia stata ‘clonata’, perché il nome è stato cambiato senza la sua volontà o quella del partito, così come l’hashtag scelto.
Quindi, il modello preparato dal team sarebbe stato modificato senza il loro coinvolgimento, motivo per il quale “presenterà una denuncia penale affinché gli organi competenti indaghino sul dirottamento, l’attacco bot e/o la clonazione della campagna. Se la campagna è stata clonata o dirottata a favore di un candidato o di un altro, chiediamo agli organi competenti di intraprendere le opportune azioni legali“.
Eppure, l’agenzia non ha spiegato perché ha effettuato comunque i pagamenti (la piattaforma FameUP avrebbe ricevuto 100mila euro circa dalla Kensington Communication, la metà di quanto ricevuto il 6 novembre dal PNL), nonostante tali modifiche.
Comunque, ha preso le distanze dal candidato di estrema destra: “Desideriamo inoltre precisare che Kensington Communication non ha fatto in passato e non farà in futuro alcuna campagna promozionale per la persona o il candidato Calin Georgescu (o altri candidati di questo calibro) in quanto i valori di Kensington Communication non sono in linea con quelli promossi da questa persona“.
“INFLUENCER ADDESTRATI PER AGGIRARE CONTROLLO TIKTOK”
Stando a quanto riportato in un documento del Consiglio supremo di difesa della Romania (CSAT) e a un report dell’ong Expert Forum, gli influencer coinvolti nella campagna seguivano un copione preciso in base al quale dovevano descrivere le qualità del futuro presidente senza però menzionare direttamente il candidato Calin Georgescu, eppure qualcuno di loro ha inserito il nome nei commenti ai video e molti commenti degli utenti riportavano lo slogan per votarlo. In realtà, si legge nel documento presentato dal CSAT il 5 dicembre, la campagna risulta essere stata progettata per Georgescu e gli influencer “sono stati addestrati” per “evitare il rilevamento di contenuti non conformi alle politiche della piattaforma TikTok“.
Questa comunque non è l’unica campagna identificata a favore di Georgescu su TikTok: in un altro documento declassificato dopo la riunione del CSAT, l’esperto di criptovalute Bogdan Peșchir è indicato come autore di donazioni per oltre un milione di euro. A Europa Libera ha confermato di aver trasferito denaro a conti che promuovono Georgescu, insistendo sul fatto che però non ha donato direttamente al candidato di estrema destra.
I DUBBI SULLE PRESUNTE INTERFERENZE RUSSE
Per quanto riguarda le presunte interferenze russe, la campagna è stata paragonata a quella condotta dalla Russia in Ucraina prima che scoppiasse la guerra civile nel Donbass, perché le modalità e caratteristiche sono le stesse, ma non sono emerse prove di interferenze russe, anzi l’analisi della Kensington evidenzia che gli influencer hanno seguito le indicazioni ricevute dal PNL.
A pochi giorni dalla decisione della Corte costituzionale di annullare i risultati del primo turno delle elezioni presidenziali, i risultati di quest’indagine infiammano ulteriormente la situazione in Romania, visto che di fatto era stata presa sulla base dell’ipotesi di interferenze russe che ora appare infondata. Peraltro, i giudici inizialmente avevano certificato la regolarità del primo turno, poi lo hanno annullato.
Va precisato che l’indagine dell’ANAF non smentisce l’ipotesi dei finanziamenti russi, su cui l’intelligence rumena avrebbe prove che però non ha mostrato, ma fa chiarezza sulle accuse mosse contro Georgescu, anche perché il coinvolgimento degli influencer nelle campagne elettorali è una pratica consolidata in Occidente, basti pensare agli Usa, dove vengono investiti milioni di dollari per assicurarsi il sostegno di influencer e personaggi famosi.