C’è preoccupazione fra le comunità cristiane in quel di Damasco dopo una serie di episodi decisamente discutibili. Lo scrive il Corriere della sera, raccontando di un albero di Natale dato alle fiamme, ma anche alcune croci del cimitero cristiano distrutte, e degli spari nella cattedrale greca-ortodossa. Alcuno comunità cristiane sono quindi scese in piazza nella capitale della Siria per difendere i propri diritti, ma come detto in apertura, c’è nervosismo e soprattutto inquietudine, alla luce della recente ribellione che ha portato i jihadisti al governo.
“Tantissimi di noi vorrebbero emigrare”, racconta un giovane al Corriere della Sera, precisando che “i fondamentalisti islamici ci minacciano”. Il timore è che si possa verificare quanto accaduto di fatto in Afghanistan, dopo il ritorno al potere dei talebani: “Adesso fanno i moderati ma presto riveleranno il loro vero volto”, che è intransigente, aggiunge ancora il giovane.
DAMASCO, LE PAROLE DI MARIO ZENARI
Ad essere preoccupati non ci sono solo i cristiani, ma anche ad esempio i venditori di alcolici che temono di dover chiudere i battenti a breve, in quanto “il governo islamico imporrà la sua leggere religiosa”, così come già fatto in altre città, racconta un negoziante. Al Jolani, il nuovo leader, ha svelato di voler un “governo aperto e inclusivo”, nulla a che vedere con i sopracitati talebani, ma sono davvero pochi quelli che gli credono.
Mario Zenari, cardinale nonché nunzio apostolico, ha spiegato al Corriere della Sera che le gerarchie cristiane locali stanno dando fiducia al nuovo governo ma i fedeli la pensano diversamente: “temono per il loro futuro”, precisa l’uomo di Chiesa, da vent’anni a Damasco e per questo grande conoscitore del Paese. Zenari ha ricordato come prima del 2011, quando è cominciata la guerra civile, in Siria la popolazione cristiana era pari al 10 per cento, ma adesso è scesa al 2, un vero e proprio crollo derivante dalla “poca fiducia” fra quella che è una delle comunità cristiane più antiche del Medioriente.
DAMASCO, SAMIAR NASSAR E’ OTTIMISTA
Samiar Nassar, arcivescovo maronita originario del Libano, a Damasco da 18 anni, la pensa però diversamente, precisando di voler credere alle promesse di Al Jolani, ricordando di come i libanesi cristiani abbiano sempre convissuto con l’islam più radicale, di conseguenza si troverà “un accordo” anche in questa occasione.
Solo la comunità libanese celebrerà però la messa di Natale a mezzanotte oggi, visto che tutte le altre chiese sono chiuse, e il motivo è semplice: di notte manca la polizia e la città è piena di ladri, oltre che di radicali jihadisti, quindi è troppo pericoloso. Il Corriere della Sera ricorda come a Damasco ci siano gli alberi di Natale e le luminarie, ma bisognerà capire se si tratterà solo della “quiete prima della tempesta”: quando si formerà il nuovo governo avremo la risposta.
DAMASCO, DOMANI, 25 DICEMBRE, SARA’ UN GIORNO DI FESTA
A far ben sperare comunque una notizia dell’ultima ore, ovvero, che alla fine a Damasco si celebrerà il Natale cattolico. La giornata di domani, 25 dicembre 2024, sarà un giorno di festa per tutto il paese, di conseguenza si tratta senza dubbio di una notizia positiva, che sembra un po’ andare a contrasto delle preoccupazioni dei fedeli di queste ultime ore.
Nel frattempo, comunque, non si placano le proteste per il suddetto albero di Natale dato alle fiamme: gli autori sarebbero stati delle persone non identificate, e il gesto si sarebbe verificato in quel di Suqaylabiyah. Sulla vicenda il gruppo Hay’at Tahrir al-Sham, del nuovo leader jihadista, ha già preso le distanze: vedremo se nei prossimi giorni si scoprirà il responsabile. Ricordiamo che la minoranza cristiana in Siria era protetta fino a pochi giorni da Assad: la prova del nove, come detto sopra, si avrà nelle prossime settimane quando verrà costituito il nuovo governo.