LE DIMISSIONI DI JUSTIN TRUDEAU DA LEADER DEI LIBERALI: “LASCERÒ IL GOVERNO AL PROSSIMO LEADER DEL PARTITO”
«Il Canada si merita una scelta nelle prossime Elezioni»: il Premier Justin Trudeau dopo 9 anni di guida del Paese arriva al capolinea della sua storia politica, almeno per il momento, ma lo fa con una ultima mossa “strategica” per ritardare il più possibile la caduta del suo Governo in Parlamento. Riavvolgendo il nastro, le indicazioni che avevamo questa mattina in arrivo dal Canada, diventano ufficiali nel pomeriggio dell’Epifania (ora italiana): uscendo a meno 11 gradi sotto zero nel freddissimo inverno di Ottawa, il Premier Trudeau dichiara fallita la sua esperienza alla guida del Partito Liberale dopo la crisi interna della sua coalizione (l’uscita di scena a settembre del NDP di Singh) e dopo le dimissioni della Ministra liberale delle Finanze, Chrystia Freeland.
«Il Parlamento è paralizzato da mesi e per questo mi dimetto da leader del Partito Liberale e da Primo Ministro del Canada»: così l’ex enfant prodige della politica progressista internazionale nel suo discorso d’addio, con un “giallo” legato però alla scelta di voler rassegnare le dimissioni da Premier non appena i liberali avranno ufficializzato il nome del prossimo leader. Resta ovviamente un Governo uscente che traghetti il Canada verso le Elezioni, in teoria fissate il prossimo ottobre 2025, e per Trudeau non sarà lui a rappresentare il movimento liberale, ininterrottamente al Governo del Paese dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale: ma con un “rebus” legato alla situazione in itinere per la sfiducia che dovrà essere votata in Parlamento di Ottawa.
“NON SONO LA SCELTA GIUSTA PER LE ELEZIONI”: INTANTO TRUDEAU “BLOCCA” IL PARLAMENTO FINO A MARZO 2025, ECCO PERCHÈ
«Non sono la scelta giusta per le Elezioni […] Ho informato il Governatore generale che abbiamo bisogno di una nuova sessione del Parlamento»: Trudeau ha spiegato in conferenza stampa che la leader del Parlamento ha accolto la richiesta con la Camera che dunque sarà ora prorogata fino al 24 marzo nella sospensione dei lavori in teoria da riprendere per il prossimo 27 gennaio 2025. Ecco dunque il “trucco” giocato dal Premier: non dimettersi immediatamente dal Governo, che avrebbe dovuto portare al voto di fiducia e la caduta effettiva in Parlamento, allungando i tempi e portato l’opposizione a ritardare il progetto di alternanza in una più che probabile vittoria (almeno con i sondaggi attuali) alle urne.
Pierre Poilievre, leader del Partito Conservatore canadese, chiede le Elezioni anticipate immediate, ma se il “progetto” di Trudeau andrà in porto, con il ritorno in Parlamento solo a fine marzo, ecco che l’iter complesso di crisi di Governo potrebbe risolversi non prima di maggio. Nel frattempo, Trudeau rimarrebbe alla guida della Presidenza G7 del Canada e affronterebbe i primi mesi della Presidenza Trump in America, che già ha opzionato alcune “rivendicazioni” sul Canada tra dazi e politiche migratorie. Abbandonato dal suo partito, l’ex idolo dei “liberal” occidentali cerca di resistere con la “tattica” di non dimettersi immediatamente da Premier, favorendo l’iter di successione tra i liberali dove già scalpitano due donne nel “toto-nomi” rilanciato in Italia anche dal “Corriere della Sera”: la stessa Freeland, che ha incarnato la fronda interna anti-Trudeau negli ultimi mesi di crisi di Governo, così come sale nei sondaggi Melanie July, attuale Ministro degli Esteri canadese. Al netto però dei “trucchi” e degli iter formali, nell’anno in cui il Canada avrebbe dovuto traghettare con il Governo Trudeau verso le Elezioni, incarnando il volto del G7 mondiale, ecco che la crisi e l’improvvisa caduta hanno avuto la meglio. Con buona pace dell’uscente e non più ricandidato, per sua scelta, Justin Trudeau.