È diventato un caso il corso di bengalese organizzato in una scuola elementare di Mestre da un’idea del consolato del Bangladesh di Milano e del console di Venezia per chi non conosce la grammatica e la sintassi. La Lega è intervenuta a gamba tesa con il consigliere regionale Giuseppe Pan che ha spiegato come la priorità debba essere l’insegnamento della lingua italiana e delle tradizioni venete, a prescindere dall’origine degli alunni, che così possono capire e apprezzare il territorio, ma anche nella convinzione di poter facilitare l’integrazione sul rispetto e la conoscenza delle radici locali.
Ma la scuola elementare Cesare Battisti – un esempio di multiculturalismo, perché sono 40 le nazionalità rappresentate, anche se la maggior parte dei bambini ha origini bengalesi – ha respinto al mittente ogni polemica, precisando che il corso di bengalese non rappresenta un’interferenza con l’attività didattica, visto che è previsto il sabato mattina. Inoltre, non è l’istituto a promuoverlo, perché ha solo concesso lo spazio, come avvenuto nel caso della Cpia di Mestre per un corso di italiano per stranieri. Oltre a non togliere tempo alle lezioni, si concedono degli spazi alle associazioni.
CORSO DI BENGALESE A MESTRE, LEGA CONTRARIA
L’assessore Laura Besio, che si occupa a Venezia di Politiche educative, ha ricordato proprio il fatto che le scuole offrano i loro spazi alle associazioni, quindi né gli istituti né le famiglie hanno responsabilità, inoltre ha rimarcato che insegnanti e testi vengono forniti dal consolato bengalese. Sul caso è intervenuto Luigi Zennaro, leader dell’Associazione nazionale dei presidi di Venezia, secondo cui imparare una lingua fa sempre bene e può aiutare i bambini stranieri a comprendere il loro passato e a contestualizzare il presente, motivo per il quale ritiene che le polemiche siano “prese di posizione frutto di visioni ideologiche che fanno male alla scuola“.
“L’obiettivo è far conoscere e studiare ai bambini di origine bengalese, ma non solo, una lingua straniera in più, la cultura del popolo da cui provengono, e la lingua scritta, visto che molti la parlano, ma non la sanno scrivere“, ha dichiarato il console onorario del Bangladesh a Venezia, Fabrizio Ippolito D’Avino, ai microfoni del Tgr.
A stroncare il progetto anche il capogruppo della Lega a Venezia, secondo cui si tratta di integrazione al contrario. Per Alex Bazzaro, infatti, i bengalesi dovrebbero conoscere meglio la lingua italiana e la sua cultura, inoltre non è compito della scuola rafforzare il legame tra i bambini bengalesi e la loro lingua, motivo per il quale giudica inopportuna tale iniziativa e annuncia la mossa della Lega, cioè una mozione a Venezia per l’insegnamento della lingua locale nelle scuole con corsi facoltativi.
L’INTERVENTO DI MATTEO SALVINI
Ne ha parlato anche il leader della Lega in un post social in cui ricorda le polemiche della sinistra per la decisione del ministro dell’Istruzione di riportare il latino a scuola media, quindi si chiede se ci sarà la stessa attenzione per la vicenda di Mestre. In merito all’iniziativa, la ritiene solo una proposta ideologica non utile per i ragazzi, segnalando che vada promossa la cultura italiana, su cui c’è molto da fare. L’avvio del corso di bengalese a Mestre, comunque, non è ancora certo, perché le iscrizioni vanno a rilento. Infatti, gli iscritti sono una decina.