È di poche ore fa la notizia dell’ennesimo – e particolarmente violento – terremoto Campi Flegrei che ha risvegliato una diffusa paura nella popolazione napoletana che nell’arco di una manciata scarsa di minuti si è riversata in strada temendo possibili crolli strutturali, con l’INGV che ha avviato tutti i controlli e le osservazioni del caso per capire se ci siano dati in merito ad una nuova violenta crisi che potrebbe generarsi nei prossimi giorni: attorno alle ore 15:30 infatti – ed è bene partire proprio da qui – i sismografi hanno registrato un terremoto Campi Flegrei che ha raggiunto il grado 3.9 di magnitudo sulla scala Richter inferiore solo alla scossa da 4.0 che si registrò lo scorso luglio.
Da tempo – insomma – non si registrava un terremoto Campi Flegrei così tanto intenso, mentre è bene ricordare che sono diversi giorni che l’area della caldera napoletana sembra essere al centro di una nuova crisi: a fare il punto della situazione e cercare di calmare gli animi certamente spaventati dalla popolazione ci ha pensato in queste ore ci ha pensato il direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV Mauro Di Vito sulle pagine del Mattino, lasciando intendere che – per quanto spaventosa – la situazione rientra ancora perfettamente nei parametri della normalità.
Mauro Di Vito: “Diverse ragioni per il terremoto Campi Flegrei, ma per ora la situazione rientra nella norma”
Il terremoto Campi Flegrei di oggi – infatti – secondo Di Vito si può tranquillamente ascrivere a quel “deciso aumento della sismicità” che si è rilevato nelle “ultime settimane” e mentre resta chiaro che dai dati in mano all’Osservatorio emerge un “accumulo di stress nelle zone (..) di Pisciarelli, Bagnoli, via Campana e nel golfo di Pozzuoli” è importare sottolineare che “la deformazione del suolo continua a 10 millimetri al mese” senza particolari dati che lascino intendere l’esistenza di un “sollevamento più veloce”.
Similmente, il terremoto Campi Flegrei odierno potrebbe anche essere legato a quel “leggero incremento di flussi idrotermali e gas” rilevato dall’Osservatorio che Di Vito dirige unitamente al fatto che dopo la famosa crisi bradisismica degli anni tra il 1982 e il 1984 in cui il suolo andò “in subsidenza” già dal 2005 si è recuperato “tutto il sollevamento precedente” superando il dato “massimo del 1984” fino all’attuale soglia di “30/35 centimetri”; ma il tutto fermo restando – conclude il direttore dell’Osservatorio – che attualmente non sembrano esserci “variazioni nell’andamento generale” del fenomeno.