Eutanasia, nei paesi in cui questa pratica è ormai ammessa e legalizzata sono in aumento i casi di persone che chiedono di ricorrere al suicidio assistito anche per condizioni non terminali, come ad esempio la depressione o indotto da motivazioni non strettamente collegate ad una patologia invalidante. Una situazione che ha di fatto aumentato anche il cosiddetto “turismo della morte“, un servizio offerto ai pazienti che intendono recarsi nelle strutture all’estero per il fine vita, e si rivolgono a società di intermediari che ottengono profitti per poter svolgere tutto il processo. Il quotidiano la Verità ha pubblicato un articolo nel quale si evidenziano alcune delle conseguenze sociali derivate da queste norme, soprattutto dove si sono registrate recentemente le maggiori adesioni.
Il caso ad esempio dell’Oregon, il primo stato Usa ad aver approvato l’eutanasia legale, nel quale, secondo una indagine condotta dall’associazione Bmj supportive & palliative care, il tasso di richieste è aumentato del 50%, specialmente nelle donne in età compresa tra i 34 e 65 anni, che nella maggior parte dei casi non sono neanche state sottoposte alla revisione psichiatrica, che dovrebbe stabilire l’ammissibilità della procedura in base alle motivazioni.
Eutanasia legale, aumentano i suicidi assistiti per patologie non mortali, ma il tasso di richieste scende quando sono garantite le cure palliative
L’altro paese nel quale sono cresciute le richieste di eutanasia, a partire dalla legalizzazione della procedura, è la Svizzera. Uno degli stati in cui è più attivo non solo il servizio per i residenti ma anche per chi fa domanda dall’estero coinvolgendo enti intermediari. Anche qui però, la pratica ha portato a risvolti sociali discutibili, come l’aumento dei casi di pazienti che hanno ottenuto il suicidio assistito pur non soffrendo di patologie mortali, ma semplicemente perchè spinte dal desiderio di non voler più vivere.
Una motivazione che troppo spesso viene accolta anche se la malattia è definita curabile, e non solo per le condizioni fisiche ma anche per problemi mentali. L’altra conseguenza, evidenziata da numerose associazioni, è che in questi stessi stati, sono diminuite drasticamente le cure palliative, che in molti casi possono accompagnare i pazienti ad un fine vita naturale e dignitoso grazie alla soppressione del dolore. Dove i governi hanno investito più per garantire questo servizio infatti, come conferma un recente studio dell’Università di Padova, il tasso di richieste di eutanasia è calato in modo netto.