Che autunno sarà? La domanda esplode con tutta la sua forza ora che, trascorsa la pausa estiva, il governo si prepara ad affrontare alcuni delicati dossier. Riforme che cambieranno l’assetto del nostro sistema. Fin qui l’azione dell’esecutivo è stata positiva e mirata ad affrontare, facendosi guidare da un sano realismo, alcuni problemi del Paese. Niente voli pindarici, ma interventi concreti. Basterebbe citare la vicenda rifiuti a Napoli risolta in meno di 60 giorni o l’abolizione dell’Ici, una tassa che andava a toccare uno dei patrimoni principali dei cittadini italiani: la casa. Ma anche il primo importante taglio alla spesa pubblica con la riforma della Finanziaria e il tentativo messo in campo per salvare Alitalia senza svendere la nostra compagnia di bandiera. Ora la politica può discutere e dividersi sul contenuto di questi interventi, ma una cosa è indubbia: i cittadini hanno apprezzato la strategia del governo. Lo dicono i sondaggi che, ormai unanimemente, riconoscono un gradimento superiore al 60%. Insomma, finita la luna di miele, il “matrimonio” prosegue a gonfie vele. E non è un dato da poco visto che l’esecutivo potrà affrontare le grandi sfide che lo attendono solo riacquistando credibilità e un rapporto stabile di fiducia con gli italiani in un quadro internazionale di grande preoccupazione in cui una vena di ottimismo è assolutamente necessaria. Siamo nella condizione migliore per avviare un percorso riformatore che dia nuovo slancio all’Italia.

L’agenda dei prossimi mesi è nota. Sul tavolo la riforma federalista con l’introduzione del federalismo fiscale, quella della giustizia, la nuova legge elettorale per le europee, il grande tema del lavoro e del welfare a partire dal libro Verde messo a punto dal ministro Sacconi, la scuola. Cosa si nasconde dietro questo elenco di priorità? Qual è la sfida? Io credo che le sfide siano anzitutto due. La prima riguarda la maggioranza che, forte del lavoro fatto in questi mesi, deve proseguire lungo la strada di una politica che abbia come unico scopo quello di fornire risposte concrete ai bisogni dei cittadini. La seconda coinvolge l’opposizione che, ancora una volta, deve decidere se percorrere la strada della contrapposizione ideologica o fornire il proprio contributo riformatore in un dibattito che abbia a cuore il bene del Paese. Segnali positivi arrivano, ad esempio, dal dibattito sulla giustizia dove al lavoro del ministro Alfano fanno da contraltare le dichiarazioni di Violante sulla necessità di riequilibrare i poteri dello Stato senza cedere alle difese corporativiste di alcuni settori della magistratura. Ma anche sul federalismo il metodo utilizzato fino ad oggi dal ministro Calderoli, che ha deciso di confrontarsi con tutti per produrre scelte il più possibile condivise, sta dando buoni frutti.

Ed ora attendiamo con ansia il dibattito parlamentare per arrivare ad una riforma che abbia tra i suoi obiettivi la costruzione di uno Stato più efficiente e, soprattutto, più sussidiario. Sulla legge elettorale il discorso è più complesso. Non credo possano esserci dubbi sulla necessità di introdurre uno sbarramento che non interrompa quel processo di semplificazione del sistema già realizzato con il voto di aprile e fortemente apprezzato dai cittadini. Più complesso il dibattito sulla reintroduzione delle preferenze. Non ne farei una battaglia ideologica dico solo che, dovesse prevalere la volontà di presentarsi alle elezioni con liste bloccate, è nostro compito cercare di favorire in ogni modo dei meccanismi che consentano ai cittadini di scegliere i loro rappresentanti senza vederseli catapultati dall’alto. Su welfare e lavoro, invece, trovo un ottimo punto di partenza i principi contenuti nel libro Verde del ministro Sacconi che tendono ad introdurre liberalizzazione e sussidiarietà in questo settore. Ora serve un confronto serio perché nel passaggio dai principi ai fatti nulla vada perso. Sarò questo il compito dell’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà che nei prossimi mesi, attraverso la propria attività, cercherà di essere luogo di monitoraggio dell’attività politica nazionale, ma anche un laboratorio di proposte serie che possano trasformare ancora di più la sussidiarietà in uno degli architravi del nostro sistema.